dal 1999 testimone di un’evoluzione

Lorenzo Bianchini, classe 1968, è un regista e sceneggiatore italiano indipendente, autore di numerose opere decisamente interessanti al punto tale da renderlo un vero e proprio autore di culto e decisamente un ufo rispetto al panorama italiano. Autore di pellicole di genere thriller horror, ma sempre con un sottofondo psicologico, debuttò nel lungometraggio nel 2001 con “Radice quadrata di tre” in lingua friulana e si fece subito notare dal pubblico e dalla critica più attenta. Nel 2004 vinse il primo

“Film nato a tavolino (due uomini politici vicini a Mussolini chiesero a Pirandello un soggetto cinematografico, mentre la produzione chiamò a dirigerlo un cineasta di “grande prestigio artistico”) e costellato di problemi (Pirandello non gradisce Ruttmann né la sceneggiatura di Mario Soldati, che poi dirigerà anche le parti dialogate; Marta Abba, compagna del drammaturgo, vorrebbe a tutti i costi essere la protagonista; un assistente del regista fugge con due rulli di pellicola; gli incassi sono molto inferiori alle attese). Eppure

“Palamède e Cador, due marinai, ingannano il tempo a bordo della loro imbarcazione, il Dedalus, in un imprecisato porto del Nord, un luogo senza tempo nel quale sono ben chiari i segni di un mondo oltre la rovina. L’arrivo di Parsifal, un giovane svagato e ingenuo di cui nessuno conosce nulla e che sembra non appartenere ad alcun luogo del mondo, costringe i due marinai a scendere a terra, dopo che il ragazzo ha sciolto il nodo che tiene ancorato

Nel Perù d’inizio Novecento, un imprenditore irlandese del caucciù, matto e melomane, si mette in testa un’idea meravigliosa e folle: costruire un teatro d’opera nella foresta amazzonica per portarci il suo idolo Enrico Caruso. Secondo Herzog “una sfida all’impossibile. Un film contro le leggi della natura, contro le leggi di gravità. È stato necessario rigirare il cinquanta per cento del film, ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una guerra tra Perù ed Equador, alcuni si sono ammalati, ci sono