dal 1999 testimone di un’evoluzione

Rita è un avvocato al servizio di un grande studio, più interessato a scagionare i criminali che a consegnarli alla giustizia. Un giorno riceve un'offerta del tutto inaspettata: aiutare un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire per sempre. L’uomo ha in mente di attuare il progetto su cui lavora da anni: diventare la donna che ha sempre sognato di essere. Insoddisfatta del suo lavoro, Rita decide di accettare l’incarico, ignara del

La perfetta chiusura della recensione di Massimo Lastrucci per Cineforum.it: “Musica popolare, cultura montanara, dialetto, tragedie rusticane, il monachesimo come scelta di ribellione e libertà, la maternità come conseguenza naturale, accettata e indiscutibile, con una cadenza che si tiene distante dai ritmi del cinema più commerciale: Vermiglio è, per usare le parole della lucidissima autrice, innanzitutto “un paesaggio dell'anima”, cui accostarsi con rispetto e ammirata stima.” qui per leggerla integralmente.

“Somewhere in Oregon. Monti, valli, casale, isolamento. Un uomo e un bambino, fucili in spalla, escono in battuta di caccia. Sembrano survivalisti. L’uomo ha modi e linguaggio marziali. Cercano prede, non sono i soli. Una bestia che sfugge ai mirini – invisibile, che non si fa vedere – li punta, li bracca. I due si nascondono, la scampano bella, tornano a casa. Ora l’uomo ha modi e linguaggio paterni. In casa è tangibile – visibile? – un’assenza, non c’è moglie,

“Un uomo e una donna raccontati attraverso tre identità differenti in tre segmenti temporali differenti che, dal 1910 al 2044 passando per il 2014, disegnano l’arco della progressiva rimozione sociale di ciò che ci spaventa, ci terrorizza, ci fa perdere la strada, ci rende umani: le emozioni, l’angoscia, la premonizione della morte, la paura legata all’amore e alla sua possibile perdita. Se La bête (The Beast) del sempre spiazzante Bertrand Bonello apre a una moltitudine di riflessioni circa la rappresentazione,

Ora è diventato famoso vincendo l’Oscar per il miglior film d’animazione (Flow) ma chi è Gints Zilbalodis? Scopriamolo grazie all’interessante articolo di Lorenzo Ciofani per Cinematografo.it: “Autodidatta, autofinanziato, autogestito: Zilbalodis viene dal basso, letteralmente, e il suo apprendistato avviene con i corti, spazi di manovra fondamentali per coltivare un nitido desiderio di futuro. […] Il primo corto, Aqua, lo realizza a diciassette anni, nel 2012. Seguono Priorities (2014), Followers (2014), Inaudible (2016) e Oasis (2017). Nel 2019 arriva Away, opera

“Love Lies Bleeding è una storia d’amore e di violenza, due cardini della rappresentazione cinematografica americana. È il racconto di una fuga che rompe gli schemi, illuminata dalla magia del deserto e di strade sterrate senza fine. Rose Glass sceglie un linguaggio cinematografico per raccontare la storia di Lou, solitaria e scontrosa, che gestisce una palestra dove incontra per caso un’aspirante bodybuilder che presto diventerà fuorilegge, innescando nella piccola città del New Mexico una furiosa reazione a catena. Nella trama

“Dean Barry, un veterano americano che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la seconda guerra mondiale, ritorna in Italia, a Napoli, all’inizio degli anni ‘70, per conoscere suo figlio. Dean vorrebbe recuperare venticinque anni di assenza, ma suo figlio ormai è un uomo, è cresciuto nella malavita, è stato adottato da un boss del contrabbando e non ha nessun interesse per il padre americano.” Hey Joe è il nuovo film di Claudio Giovannesi (Fiore, La paranza dei bambini) con