Cronache dalla sala – “Io, loro e Lara… e il mondo dei replicanti”
Cinemino italiano, horror e fantascienza.
Se in Italia Carlo Verdone è uno dei più popolari punti di riferimento, la situazione del nostro cinema comincia ad essere preoccupante. Nell’ultimo film (pressoché identico a tutti gli altri), “Io, loro e Lara”, dell’attore/regista capitolino, si salva poco o nulla a cominciare dalla storia, dalla pochezza delle battute e dalla solita scarsa capacità di raccontare un paese. Laura Chiatti eroina e co-protagonista, più nel male che nel bene, sembra la Rocca (Stefania) di dieci anni fa, questo per dimostrare che nel cinema di casa non sta cambiando nulla, anzi le barriere che lo imprigionano e ne impediscono un cambiamento sono sempre più alte e resistenti. Il pubblico purtroppo non vede, abbagliato dal marketing e rintronato dalla tradizione si accontenta delle solite briciole e risponde con onore alla chiamata al cinema facendo finta di divertirsi.
In sala c’è anche “Il Riccio”, una pellicola francese diretta da Mona Achache tratto dal romanzo bestseller di Muriel Barbey. La colta portinaia Muriel Barbery (protagonista del film), approda sul grande schermo in una storia che denuncia la fragilità delle apparenze e la solitudine di chi critica il conformismo dominante. In sostanza un ottimo esempio cinematografico di come spesso la noia e il luogo comune ami travestirsi da cinema d’autore.
E dopo l’Italia e la Francia ecco la Spagna con il sequel “Rec 2” l’horror in soggettiva firmato Balaguerò/Plaza. Il misterioso condominio degli uomini trasformati in zombie da un virus questa volta viene ispezionato da una squadra speciale (nel primo era una troupe televisiva). Il meccanismo narrativo è lo stesso del primo: le telecamere che riprendono l’azione coincidono con il nostro occhio e così vediamo la morte in faccia come se fossimo in diretta. Il nuovo episodio, come quasi tutti i seguiti del cinema horror, ha ragioni più commerciali che narrative, se due anni fa ci aveva sconvolto e appassionato ora conoscendo il trucco ci solletica appena e a tratti risulta irritante.
A tenere su il morale ci pensa l’intramontabile action-hero Bruce Willis, che si cala nei panni di un detective solo contro un mondo dove i robot prendono il posto degli esseri umani. Ne “Il mondo dei replicanti”, storia di fantascienza ambientata nel 2054, gli uomini delegano alle macchine la vita sociale fuori dalle mura domestiche. Annichilito dalle insidie del mondo esterno, il genere umano preferisce interagire con i propri simili mediante un alter-ego robot del tutto simile alle proprie brame. Ispirato alla graphic novel di Robert Venditti e Breit Weldele, “Il mondo dei replicanti” (in originale “Surrogates”) diretto da quel Jonathan Mostow già regista di “Terminator 3”, è un prodotto che nonostante in molte situazioni semplifichi in maniera elementare alcuni passaggi narrativi (per certi versi sembra la puntata pilota di una serie televisiva), risulta una piacevole esperienza specie per gli appassionati di fantascienza che non scopriranno certo il nuovo “Blade Runner”, ma potranno divertirsi nel vedere che in fondo questi inquietanti e disumani surrogati del futuro somigliano tanto ai nuovi abitanti di quella popolazione sempre più in espansione che abita i social network.
data: 09/01/2010