dal 1999 testimone di un’evoluzione

Cronache dalla sala – “Mangia, prega…

…e incassa”

Una vita perfetta può regalare anche cocenti delusioni, nonostante una casa splendida, un solido matrimonio e tanto successo come scrittrice… Liz Gilbert, interpretata da Julia Roberts, decide di mollare tutto per compiere un viaggio di “ricerca” intorno al mondo. Riuscirà la nostra rediviva “pretty woman” a trovare gioie e felicità momentaneamente intrappolate dentro la propria anima?

Dal libro autobiografico di Elisabeth Gilbert con “Mangia, prega, ama”, appena uscito nelle sale, va in scena il più mistico e profondo luogo comune sul senso della vita e sul significato della parola amore nel cinema. Le premesse del viaggio esistenziale in tre tappe sono il disastroso percorso narrativo di una storia scritta e pensata solo ed esclusivamente per il rilancio sulla piazza della beneamata protagonista che, inquadrata in ogni dove, interpreta la madre di tutte le banalità sentimental/mistico/esperienziali.

Il lungo polpettone girato da Ryan Murphy parte dal nostro bel paese dove la nostra Julia Roberts, complice la pizza e la buona cucina, accumulerà un conto di 12 chili con la bilancia. Terminata l’odissea mangereccia si passerà alle “pulizie interiori” grazie a una suggestiva seconda tappa in India, per poi arrivare a bilanciare sensi e meditazione a Bali dove si apriranno le porte dell’amore vero. Non è facile sciropparsi tanta insulsaggine in un colpo solo eppure per queste favole americane c’è ancora tanta gente che ci spende tempo, soldi e risorse emotive.

Se la Roberts fa piangere Sofia Coppola col suo “Somewhere”, di recente premiato a Venezia, non è da meno. Il suo mattoncino formato festival rappresenta l’ennesimo esercizio di stile da parte di una regista che ha saputo spendere bene il proprio personaggio. La vita debosciata della star hollywoodiana Johnny Marco (Stephen Dorff), destinato a incontrare la figlioletta per un momento di sane riflessioni sul senso della vita, somiglia tanto a una puntata di “Californication” (l’irriverente serie Tv con David Duchovny) che non fa ridere.

A chi la gloria, a chi il destino di tornare a casa alleggerito di otto euro. C’è chi decide di farlo con “I mercenari” di Sylvester Stallone, un omaggio malriuscito del cinema action che fu, o ancor peggio con il fanta-horror “Resident Evil 3D” dove gli euro che se ne vanno sono addirittura dieci… il tutto grazie alla magia della terza dimensione.

In attesa di osservare con disincanto il cinema italiano d’autore in arrivo dal recente Festival di Venezia, ancora misteriose permangono le motivazioni che hanno spinto il bravo George Clooney a credere in un progetto a perdere come “The American”. E allora accontentiamoci del cine-cocomero in avanzato stato di decomposizione “Sharm el Sheik” o del cine-best sellers di casa “La solitudine dei numeri primi” di Saverio Costanzo, storia con atmosfera funesta da fare invidia alla “maliconoia” di Marco Masini.

Per tutti gli scettici in attesa di tempi migliori consigliamo una bella passeggiata settembrina, ascoltando magari una canzone come “L’ottimista” del compianto Lelio Luttazzi, un brano che potrebbe far capire che esistono infinite strade, spesso più ironiche e creative, per spiegare le assurdità dell’esistenza umana.

data: 20/09/2010