dal 1999 testimone di un’evoluzione

Cronache dalla sala – “This is It” e “Parnassus”

…tutti vivi tranne i morti.

A volte è necessario inventarsi qualcosa per creare un’uscita al cinema diversa dalle solite.
Le case di produzione, colossi sempre più solidi e voraci, cavalcano in scioltezza l’onda del presente inventando forme di guadagno cinematografico alternativo.

In momenti di crisi economica ma soprattutto d’idee, i produttori della settima arte
investono sulla drammaturgia a basso costo. Grazie alla tanto decantata “globalizzazione ”, che significa sentimenti uguali per tutti, i cari producer travestono l’impulso collettivo da mito e costruiscono una splendida macchina da soldi.

Non a caso in coincidenza con l’avvento di tutti i santi, la festività del 1 novembre, ci ritroviamo sul grande schermo due film che basano la propria ragione di profitto su due illustri personaggi prematuramente scomparsi.

Il primo è “Parnassus” il visionario film di Terry Gilliam, lanciato come l’ultimo film interpretato da Heath Ledger, l’attore australiano morto nel gennaio del 2008; il secondo è “This is it” l’atteso cine-documentario dedicato alla stella del pop Michael Jackson, scomparso nel giugno scorso.

Di fronte a queste due prodotti la domanda che sorge è la seguente: se i due protagonisti fossero ancora vivi, ce ne sarebbe importato qualcosa di vedere un fantasy lungo, noioso e inconcludente come quello diretto da Gilliam oppure un documento sulla vita artistica del Re del Pop durante la preparazione di un tour? Il fulcro della risposta risiede nell’effimero concetto di manipolazione del mito/morte come una macchina evocatrice di suggestioni e produttrice di guadagni.

Indipendentemente dalle vite di questi due personaggi, continuiamo a credere con tanta leggerezza alla fabbrica dei sogni come ad uno dei livelli più alti della vita terrena, fingendo di non sapere che nel grande parco dei divertimenti c’è sempre un conto da pagare, a volte è salato e a volte addirittura beffardo, come nel caso del povero Michael Jackson un fragile e disperato grande artista triturato da un sistema che ora sembra nutrirsi dei suoi poveri resti.

data: 02/11/2009