dal 1999 testimone di un’evoluzione

Sydney Pollack

Il moderno anticonformista

“Quando fai un film, fai soprattutto un film su un’idea”

Le sue idee sono state la pionieristica scelta della natura come stile di vita (1972, Corvo Rosso non avrai il mio scalpo con Robert Redford nei panni di un uomo che sceglie l’ambientalismo “nelle terre selvagge”), l’epopea della contestazione nelle università Usa al tempo di Roosevelt (1973, Come eravamo ancora Redford e una Barbra Streisand barricadera), il folgorante noir visto dall’interno della mafia giapponese (1974, Yakuza, con uno strepitoso Robert Mitchum), la voglia di democrazia contro la politica delle lobby e dei segreti di stato (1975, I tre giorni del condor, con Redford che scopre il marcio della CIA, e più tardi, con qualche approssimazione in più, nel 2005 in The Interpreter, con Nicole Kidman tra gli intrighi dell’ONU), la previsione di un mondo simpaticamente transgender (1982, Tootsie, dove l’attore spiantato Dustin Hoffman è costretto al travestimento per tirare a campare), l’amore come orizzonte anche geografico (1985, La mia Africa, anche qui Redford nei panni dell’uomo della vita di Meryl Streep/Karen Blixen).

Temi che fotografano un’America che sta cambiando, e che Sydney Pollack – morto il 26 maggio scorso a 73 anni dopo una difficile lotta contro il cancro – incontra per la prima volta quando si sposta dalla provincia più profonda (il cuore dell’Indiana, in cui era nato da una famiglia di immigrati ebrei) alla New York intellettuale e underground delle lotte per i diritti civili.

E’ lì che comincia come attore di prosa, ed è lì – complice l’amicizia con John Frankenheimer – che esordisce come regista di televisione, il mezzo più moderno per quello che sarebbe diventato uno degli autori più moderni del nuovo cinema Usa.

E’ anche merito di questi inizi se Pollack riesce poi a padroneggiare tutti i generi (dalla spy-story al mèlo, dalla commedia di costume al western) e soprattutto, se sceglie un linguaggio classico e accessibile come chiave per proporre i suoi temi e i suoi eroi anticonformisti.

Nel corso della sua carriera, ha profetizzato scenari futuribili (Non si uccidono così anche i cavalli?, il film con Jane Fonda che nel ’69 è stato anticipatore di tutti i Truman Show di oggi).

Come tutti i grandi registi, si è scelto un alter ego che facesse da tramite alle sue idee: Robert Redford, che nelle sue mani è diventato la massima icona liberal della nuova Hollywood anni settanta.

Era un regista popolare, e diceva “sono cresciuto con i popcorn movies del sabato pomeriggio, e lì ho capito che i film sono un’esperienza collettiva”.

data: 07/10/2008