dal 1999 testimone di un’evoluzione

The Witch

(Universal)

DATI TECNICI: 16:9/ltbx 1.66:1 – DD 5.1 (ita, ing, fra, spa, ted)

The VVitch è secondo noi una delle pellicole più importanti del 2015, senza per forza circoscriverla nel genere horror. Di certo in una prima lettura si può pensare a questo genere, ma l’opera prima del promettente Robert Eggers è molto di più. Prendiamo in prestito un estratto della bellissima recensione che il critico Pier Maria Bocchi ha dedicato al film sulle pagine del portale web Cineforum (www.cineforum.it): “Mi sembra che Robert Eggers in The Witch abbia l’ambizione di recuperare della visionarietà la sua forma meno appariscente e più meditata, quella più intima e nascosta che tormentava Dreyer, il regista di Dies Irae (1943) e nella quale un capolavoro come La gueule ouverte (1974) trovava la sua verità. Ingmar Bergman non era visionario perché frammentava il montaggio di Persona (1966) o perché ispessiva i colori di Sussurri e grida (1972): lo era nelle sottrazioni, nelle negazioni, nella ricerca costante e spasmodica di un senso. Era nel processo angoscioso e fallimentare di questa ricerca che nasceva la visionarietà di Bergman, proprio come in Dreyer e in Pialat. Senza autorializzare nessuno prima del tempo, Eggers sceglie la stessa strada, difficile e scomoda, rinunciando alla stragrande maggioranza dei cliché del genere, e concentrandosi sull’individuo quale figura dalla quale far emergere la visionarietà. L’effetto speciale è l’irriproducibilità di un orrore che è tutto introflesso, per lo più invisibile e inspiegabile, senza nome, senza contorni, senza immagine; un tormento oscuro e indefinibile. Nell’horror contemporaneo, e specialmente hollywoodiano, è un unicum: non dà niente per scontato, non lusinga, non crea facili scorciatoie. The Witch osserva il Male che eccede l’uomo, un male che non è né un mostro, né un intruglio gore: è il dubbio, il sospetto, il pettegolezzo, la superstizione, la fede, che insieme spezzano i sentimenti (d’amore, famigliari, civili) e insieme istituiscono la nuova società, cioè il mondo come lo viviamo oggi. Eggers ha coraggio, e decide in favore di una visionarietà sottomessa e mimetizzata, capace però di esplodere talvolta in delirio febbricitante fra estasi, epifania e astrazione mistica: è qui, alla larga da qualunque lesa maestà, che il film si avvicina miracolosamente a Dreyer e Pialat, nell’invocazione di un chiarimento impossibile, la supplica di un’indicazione, la preghiera di un’interpretazione della realtà, un’interpretazione di ciò che accade, di ciò che avviene a dispetto della famiglia e della sua unione, di tutte le cose che prendono il sopravvento su riflessione e conoscenza, un’interpretazione infine che non può esistere, perché la visionarietà di The Witch è un’astrazione, è qualcosa di immondo, fuori dal mondo, sconosciuto al mondo”.

Universal utilizza un basso profilo produttivo, garantendo comunque alta qualità tecnica generale. La riproduzione video è valida e convincente, nonostante un quadro molto morbido e senza molto dettaglio, probabilmente dovuto dallo stile di riprese adottato dal regista. Le cinque tracce Dolby Digital sono tutte eccellenti: buon canale centrale preciso e dettagliato, ampie aperture sonore, bassi profondi sempre calibrati, passaggi front/rear pochi ma perfetti. L’edizione è standard, quindi siamo di fronte ad una produzione classica, con il classico box in plastica nera e con una bella composizione grafica per fascetta, only-dvd e con i menù minimal con gli ormai classici simbolini che utilizza già da tempo la major americana. Tutto di alta qualità, s’intende, peccato solamente per la totale mancanza di contributi speciali: per un film del genere era d’obbligo qualche materiale d’approfondimento. Ma se non l’avete visto al cinema non perdete questo piccolo capolavoro, lo amerete alla follia!

VOTO:    4   

data pubblicazione: 01/2017