dal 1999 testimone di un’evoluzione

The Woman Who Left

(CG)

DATI TECNICI: 16:9/ltbx 1.85:1 – DD 5.1 (orig.), 2.0 (orig.)

“…parliamo di colui che ha suscitato un ultimo subbuglio, un estremo sussulto cinefilo o lacerto di contrapposizioni al festival di Venezia 2016; colui che ha vinto il Leone d’Oro non per snobismo elitista o inesistenti alibi culturali, ma semplicemente perché la sua superiorità estetica era incontestabile: Lav Diaz, regista di The Woman Who Left. Filippine, bianco e nero, 226 minuti. Tre dati, questi ultimi, che hanno gettato nello sconforto preventivo un pubblico di addetti ai lavori che poi dedicano ore e ore della propria vita a spararsi la settima stagione di Game of Thrones o House of Cards; gente che pare avere visto il bianco e nero solo negli spot del Campari Soda o nei video di Madonna; e che ritiene che dalle Filippine possano venire solo colf a poco prezzo. Ho scritto “un pubblico di addetti ai lavori” perché finora solo questa categoria, fortunata (o sfortunata, a sentire molti di loro) è stata sottoposta alla visione dei film del regista filippino. Che in realtà è in circolazione da un bel po’. Forse i primi ad accorgersene in Europa sono stati, quelli del festival di Rotterdam, all’inizio del nuovo millennio; a ruota sono venuti Enrico Ghezzi e “Fuori Orario”, e man mano tutti i festival più prestigiosi (Venezia, Cannes, Locarno, Berlino) dove il nostro aveva già fatto incetta di premi prima del Leone veneziano…”. Questa è l’introduzione del pezzo che Alberto Pezzotta ha dedicato all’ultimo film del regista filippino dalle pagine della rivista Blow Up. (http://www.blowupmagazine.com/cont/lav-diaz.asp).

CG Entertainment, commercialmente rischiando non poco, porta in home-video l’ultima opera di Lav Diaz in un’edizione minimalista ma ottima per quanto riguarda video e suono. Il film è riversato nel corretto formato di 1.85:1 con codifica 16:9 e la proibitiva durata non inficia il prodotto finale visto che non abbiamo mai notato compressione digitale che potesse disturbare la visione. Il bianco e nero è calibrato in maniera egregia, proprio come il regista l’ha voluto, il tutto grazie ad un validissimo master originale. Unica traccia audio è quella in lingua originale con sottotitoli sia con codifica 5.1 che 2.0 ma il multicanale è stato utilizzato solo per ampliare ed aprire il campo sonoro, ma di fatto questo non è certo uno di quei film che sfruttano i canali surround o il subwoofer, siamo proprio lontani da quel genere cinematografico. I dialoghi sono sempre precisi e dettagliati, ben concentrati nel canale centrale, quello proprio dedicato ai dialoghi. Qualità audio/video da massimo dei voti, sezione extra praticamente inesistente vista la presenza solo del trailer italiano. Grafica dei menù e fascetta rigorose ed essenziali, in linea con le atmosfere dell’opera.

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VOTO:    4   

data pubblicazione: 12/2018