dal 1999 testimone di un’evoluzione

La maman et le putain

(Mustang)

DATI TECNICI: 16:9/1.37:1 – DD 2.0 dual mono (fra)

“Film leggendario, mitizzato e invisibile, quasi inedito in homevideo (in rete si trovava a fatica la registrazione di un vecchio Fuori orario o un riversamento del pessimo e incompleto dvd giapponese), ma anche film impopolare e per pochi, forse inguardabile tutto di fila (dura tre ore e quaranta minuti), La Maman et la Putain di Jean Eustache viene distribuito restaurato nelle sale italiane. Girato nel maggio 1972, Gran premio della giuria a Cannes 1973, ha per protagonista Alexandre (Jean-Pierre Léaud), un trentenne parigino nullafacente che ama le donne (dando loro sempre del “vous”) e che, per superare le sue inadeguatezze, propone a quasi tutte di sposarlo e di fare un figlio; traumatizzato dall’aborto di Gilberte (Isabelle Weingarten), una sua compagna che poi sceglie di sposare un altro uomo, si divide tra l’infermiera Véronika (Françoise Lebrun), la putain del titolo, dalla cui libertà sessuale è turbato, e la più rassicurante Marie (Bernadette Lafont), proprietaria di una boutique, la maman di qualche anno più anziana di lui, con cui pratica con vari risultati la politica della coppia aperta. Fin qui nulla di strano per un film di quegli anni. Ma perché La Maman et la Putain all’epoca suscitò elogi e rifiuti davvero estremi? E ancora oggi si sottrae al discorso critico, al di là delle solite quattro banalità? Perché non assomiglia a nient’altro.” incipit dell’articolo di Alberto Pezzotta per Snaporaz.

I Wonder Pictures sta portando meritoriamente nelle sale edizioni restaurate di grandi classici del cinema mondiale come I misteri del giardino di Compton House di Greenaway, Wittgenstein di Jarman, Delicatessen di Caro e Jeunet, Funny Games di Haneke e Mes Petit Amoureuses di Eustache. Proprio del regista francese Jean Eustache a marzo del 2023 è stato proiettato nelle sale italiane la versione integrale di Le maman et la putain. “Eustache girò La maman et la putain a Parigi nell’arco di sette settimane tra il giugno e il luglio del 1972 e chiedendo ai suoi attori di rispettare alla lettera ciò che era scritto nel copione. Per lui non c’erano alternative: prima di rivisitare i suoi ricordi d’infanzia, doveva capire il disordine della sua vita amorosa del tempo e per farlo aveva bisogno di scriverlo, dirigerlo e, quindi, vederlo e ascoltarlo. A colpire lo spettatore è la ruvidità del film – una storia d’amore senza limiti, che solo il cinema, forse, può partorire. Eustache credeva di poter scrivere la sceneggiatura di La maman et la putain in una settimana, ma alla fine di suddetta settimana non aveva finito nemmeno la scena iniziale. Alla sua uscita nel 1973, la pellicola diede scandalo: come nessun altro film prima, questo parlava di amore libero e di un triangolo amoroso con una autenticità abbagliante. Inoltre, trattava il tema dell’aborto, argomento scottante a quel tempo. Il pubblico era oltraggiato da quelli che considerava dialoghi pornografici (“Oh, un Tampax!”, “Oh, mi viene da vomitare!”, “Oh, logorroico!”, “Oh, corpi nudi e donne che parlano della forma di un pene!”). Oggi, questi argomenti sarebbero accolti con un sorriso, ma non vanno liquidati con sufficienza, perché esprimono il desiderio del cineasta di non trascurare niente di ciò che succedeva in una relazione tra uomo e donna nel 1972, al di là della coppia uomo dominante-donna adorante. E proprio questa idea viene fatta a pezzi. La maman et la putain è un film da cui nessuno stereotipo o assunto esce illeso. È questo a rendere il film non solo moderno, ma anche attuale. Rappresenta il crollo delle convinzioni più dure a morire, tra alcol, amore e conversazioni. E oggi La maman et la putain arriva per la prima volta nelle sale italiane dopo 50 anni, restaurato e nella sua versione integrale del 1973, con inclusa una scena tagliata da Boris Eustache in occasione della sua prima proiezione nel 1982: Alexandre e Marie vanno al cinema a vedere Les idoles di Marc’O del 1968, film montato da Eustache (che tra il 1965 e il 1971 aveva lavorato come montatore, ad esempio, per Luc Moullet e al fianco di Jacques Rivette per Jean Renoir, le Patron).”

Mustang Entertainment tramite un accordo con I Wonder Pictures sta portando in home-video alcune versioni restaurate, ed è una bellissima notizia per tutti gli appassionati della settima arte! Il capolavoro di Eustache viene proposto in un’edizione a doppio disco la quale si presenta in un elegante box trasparente e con grafiche per fascetta decisamente curate e azzeccate. Come già anticipato il master utilizzato è quello restaurato in 4K nel 2022 da Les Films du Losange con il sostegno di CNC e la partecipazione di La Cinémathèque suisse e di Chanel. Restauro dell’immagine a cura di L’Immagine Ritrovata/Éclair Classics, supervisione di Jacques Besse e Boris Eustache. Restauro del suono a cura di Léon Rousseau – L.E. Diapason, con codifica anamorfica 16:9 e nel corretto aspect-ratio di 1.37:1 (in fascetta viene riportato erroneamente il formato 1.66:1). Inutile dire che la qualità di riproduzione video e audio è assolutamente strabiliante, con un perfetto bilanciamento della gamma dei grigi ed un audio seppur con codifica dual mono sempre chiaro e intelligibile nei dialoghi e con una buona dinamica per le musiche. I sottotitoli sono obbligati (l’unica traccia presente è quella originale francese visto che il film non è mai stato doppiato) e l’unico aspetto che non ci ha convinto fino in fondo è una strana seghettatura durante i titoli di testa. Seppur senza alcun contributo speciale (e forse per un titolo del genere era necessario approfondire il film e il suo autore) è un’edizione spettacolare, da collezionare senza il benché minimo dubbio.

VOTO:    4,5   

data pubblicazione: 01/2024