dal 1999 testimone di un’evoluzione

Mektoub, My Love – Canto uno

(CG)

DATI TECNICI: 16:9/ltbx 2.35:1 – DD 5.1 (ita, orig.), 2.0 (ita, orig.)

Seppur – a nostro parere – dai toni esageratamente entusiastici citiamo la lunga recensione che ha dedicato Stanze di Cinema all’ultima opera diretta dal registo franco-tunisino Abdellatif Kekiche che anche noi abbiamo apprezzato tantissimo, ma il suo lavoro risalta in particolar modo in pellicole come “La schivata” e “Cous cous” che vi consigliamo di recuperare in DVD.

“Il film di Kechiche è un grande romanzo dei sentimenti, che ci riporta agli anni dell’adolescenza, a quelle estati spensierate, fatte di promesse e tradimenti, lacrime e passione, amori voluti e trovati per caso. La macchina da presa avvolge i suoi personaggi con uno sguardo unico, sensuale, insistito, curioso di esplorare ogni sfumatura, ogni movimento, ogni occhiata, ogni parola. Nessuno ha la capacità di raccontare il desiderio e il sesso come Kechiche, la verità che trasmettono le sue immagini è stupefacente. “Noi scopriamo il destino nei rapporti amorosi” ha detto il regista ed è proprio la scoperta del proprio destino l’obiettivo dei suoi personaggi, che cercano un’illuminazione proprio negli incontri, nelle parole, negli sguardi. Nessuno sembra davvero recitare una parte, ciascuno sembra viverla davvero, senza filtri, senza forzature, senza alcuna artificiosità. Forse solo Richard Linklater è riuscito a raggiungere questa autenticità, con i suoi personaggi. Certo, qualcuno si lamenterà della drammaturgia minima di questo Mektoub, My Love, dove non sembra succedere nulla, dove non ci sono svolte narrative da manuale di sceneggiatura, non ci sono scene madri o conflitti, che cercano una soluzione. C’è ‘solo‘ la dolcezza del vivere, di un’estate di molti anni fa, ci sono la spiaggia, le mattine assonnate, le chiacchiere infinite, le amiche che non ti parlano più, gli amici che se ne vanno, le cene perdute, i troppi drink. Ci sono la musica di una discoteca, i sogni che svaniscono sempre all’alba, le ragazze incontrate e poi perdute, gli alberghi sul mare. Nel suo glorioso inno alla vita ed ai misteri del desiderio, c’è spazio anche per la nascita commovente di due agnellini, che Amin decide di attendere per un’intera giornata, nella fattoria di Ophelie. Eppure il lavoro di Kechiche non si nutre solo di sentimenti e di intimità: ritornando alla metà degli anni novanta, Mektoub, My Love sembra voler fare i conti anche con le radici dei conflitti di oggi, con le tensioni, che animano la nostra società. Come si dice ‘ti amo’ in arabo? Sono le due parole più inflazionate della terra, ma non é così semplice… Se si accetta il patto che Kechiche propone agli spettatori, per seguirlo in questa immersione totale nel tempo dell’adolescenza, allora se ne esce travolti, disarmati, commossi fino alle lacrime. Il tempo che scorre, perduto e ritrovato, disegna una malinconica felicità, uno struggimento dei sensi, che si nutrono della bellezza femminile, della fisicità di corpi in perenne movimento. Il suo è lo sguardo di un uomo che non ha mai smesso di amare le donne, di innamorarsi di loro, di desiderarle e comprenderle, di indagarne la bellezza e le forme, i movimenti e il mistero. Le tre ore di questo Canto uno sembrano volar via come un solo profondo respiro: Kechiche ha già girato la seconda parte e si appresta a produrre anche la terza. Ed è una benedizione, perché non vediamo l’ora di ritrovare sullo schermo Amin e Ophelie e tutti gli altri personaggi: non ci stancheremmo mai di seguirli, di stargli accanto, di ritrovarli. Il suo cinema è rivoluzionario, libero da ogni costrizione, alla continua ricerca di verità e bellezza. Kechiche ha fatto della pluralità e della ricchezza della vita il centro delle proprie riflessioni, parallelamente alla ricerca continua e inesausta di uno sguardo, capace di contenerle tutte: Mektoub, My lLove è davvero un punto di arrivo, in questo senso. Se finora infatti la riflessione era sempre rimasta esterna al racconto, questa volta invece è resa esplicita nel ruolo di Amin: il giovanissimo fotografo e sceneggiatore, sin dalla prima scena, è condannato ad essere colui che osserva. Ed anche quando tutti si mettono ‘in mostra’, nella lunga notte in discoteca, lui è l’unico che non balla, non beve, non partecipa alle schermaglie amorose. Così, mentre la vita gli passa accanto, Amin non può far altro che tentare di fermarne la bellezza e l’incanto, con gli occhi o con la macchina fotografica. Ma non potrà mai perdersi o afferrarla, come fanno Toni o lo zio Kamal. Il suo desiderio è sempre mediato, il suo sguardo rimane sempre sulla soglia. Non è un caso allora se alla fine cerchi conforto – forse provvisoriamente – in chi è rimasto anch’esso ai margini del gruppo. Se l’autore, con i suoi film, sembra avvicinarsi sempre di più a risolvere quel conflitto tra realtà e rappresentazione, ecco che il suo protagonista, artista agli esordi, vive su di sé gli stessi interrogativi e le stesse ansie. Alla fine Kechiche è riuscito anche questa volta a sorprenderci: Mektoub, My Love è l’incanto dell’amore non corrisposto, è il dolore di un sentimento che non riesce ad esprimere se stesso e che può affidarsi solo alla casualità di un incontro. Al destino, appunto, al mektoub. Imperdibile.”

Edizione DVD prodotta e distribuita da CG Entertainemnt di ottima qualità, soprattutto nella perfetta gestione del riversamento video, piuttosto complicato vista la durata del film e considerando che il regista l’ha girato tutto in formato digitale. In alcuni brevi passaggi affiora lievemente la compressione digitale, che però non disturba in alcun modo la visione. Il master utilizzato sembra quello italiano ma non ne siamo certi al 100%, però siamo sicuri che i testi ed i titoli di testa e di coda sono nella nostra lingua, piuttosto fastidioso per chi volesse gustarsi il film in lingua originale. Tra gli extra troverete il trailer (italiano anch’esso) e una breve intervista al regista.

VOTO:    4,5   

data pubblicazione: 12/2018