dal 1999 testimone di un’evoluzione

“Due donne unite, divise, distanti, complementari: Eurídice e Guida, sorelle legatissime nella Rio de Janeiro dei primi anni ’50. La loro storia e il loro passato vivono sullo schermo attraverso dettagli e colori, grazie all'ampiezza dello spazio e alla concretezza del tempo. Case, strade, ambienti, oggetti, parole, lettere, scrigni: in La vita invisibile di Eurídice Gusmão (il film vincitore del Certain regard di Cannes che Karim Aïnouz ha liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Martha Batalha, in Italia pubblicato da Feltrinelli con il titolo Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione) ogni particolare racchiude e riflette la

“Presentato alla Quinzaine nel maggio 2017, dove ha vinto l’Art Cinema Award, la lunghissima cavalcata di The Rider si è prolungata nel corso dell’ultimo anno e mezzo, passando dal Sundance, dagli Independent Spirit Awards, fino ai premi di fine stagione. Il film è interpretato da Brady, dalla sua famiglia e dai suoi amici, tutti attori non professionisti, diretti dalla Zhao con una bravura sorprendente, in quel luogo di confine in cui realtà e rappresentazione si fondono. Nel frattempo la Zhao è

Danny Boyle è conosciuto ai più per aver diretto uno dei film cult - ma anche uno dei più sopravvalutati - degli anni 90, quel Trainspotting che fece parlare per mesi e mesi ma che in fondo non era nulla di speciale o di particolarmente originale, almeno per noi… A distanza di anni si può fare una riflessione sul cinema del regista inglese, un cinema medio, produttivamente ben fatto ma che non ha mai avuto quella scintilla che gli avrebbe

Volere volare, anno 1991, è sicuramente una delle migliori prove - insieme a Ratataplan - da regista di Maurizio Nichetti (qui coadiuvato dall’animatore e disegnatore Guido Manuli) ma è anche uno dei migliori esperimenti di animazione mista che si sia mai realizzata in Italia. Il film è uscito dopo il successo planetario di Chi ha incastrato Roger Rabbit ma la genesi di Volere volare è datata addirittura 1982, almeno per quanto riguarda la prima stesura del soggetto. Questa nuova edizione

Duccio Charini, promessa fiorentina classe 1977, si fece notare fin dalla sua opera prima, “Short Skin - I dolori del giovane Edo”, uscito nelle sale nel 2014. “L’ospite” conferma le sue notevoli doti di narratore e realizza un’opera divertente ma mai banale, uno studio antropologico sui trentenni di oggi facendo centro anche grazie ad un cast in stato di grazia. Recuperatelo assolutamente, dopo averlo visto ci ringrazierete del consiglio, ne siamo certi!

“Maya ha quarant’anni, vive nel Queens e lavora da quindici anni in un grande centro commerciale. È in gamba e piena di intuizioni, ma quando si profila la possibilità di una promozione, le viene preferito un uomo: un manager privo di esperienza sul campo ma con molti titoli di studio