dal 1999 testimone di un’evoluzione

Cronache dalla Sala – Australia

Il polpettone d’inizio anno

Baz Luhrmann pensa in grande, ma “la sua Australia” si ferma presto alle copiature del Colossal Old-Style, di quel cinema epico che caratterizzava le mitiche stagioni dello Studio System americano con capolavori come “Via col vento” o “Lawrence d’Arabia”.

Dopo il malinconico e poco convincente “7 Anime”, secondo progetto americano di Gabriele Muccino, l’anno nuovo prosegue all’insegna degli immensi sentimenti con “Australia” una mega produzione costata 130 milioni di dollari che narra le eroiche gesta di Sara Ashley (Nicole Kidman) un’aristocratica donna inglese che nel 1939 arriva nell’Australia del nord e combatte, soffre e si azzuffa per raggiungere la tanto agognata maturità e consapevolezza del vivere.

Tanti dubbi e domande sorgono durante la visione: perché rifare una storia che è gia stata raccontata almeno una trentina di volte? Perché non provare ad aggiungere qualcosa di nuovo…? E quindi perché non provare ad inventare un nuovo stile epico adattato magari alle esigenze dei giorni nostri?

Le conseguenze di un lavoro poco creativo costruito per la solita “massa acritica” sono quelle di vedere una Nicole Kidman che recita sempre più come un’attrice da serial televisivo (in questo film ricorda tantissimo Juile Benz, attrice americana di seconda fascia) e un Hugh Jackman (il mandriano) epico quanto il protagonista di uno spot di carne in scatola.

Il “C’era una volta in Australia” di Luhrmann è troppo lungo e prolisso, 2 ore e 40 minuti sono tanti, forse troppi per raccontare personaggi che reagiscono agli eventi drammatici più come i protagonisti programmati di un videogame piuttosto che come pedine sapientemente costruite in maniera profonda e personale.

Cosa rimarrà di tutto questo sapore epico? …ma in fondo che ci importa… “domani è un altro giorno”!

data: 17/01/2009