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Cronache dalla sala – I pirati e la favola che non c’è

Brezze, venti e burrasche, che aria tira sulle vele dei pirati?

Con “Oltre i confini del mare”, quarto capitolo della saga dedicata ai “Pirati dei Caraibi”, il brand si rinnova o meglio… ci prova. Più che un sequel vuole essere una ripartenza con vecchi e nuovi talenti da affiancare al leggendario comandante Jack (Johnny Depp) Sparrow. Avranno visto giusto le ricerche di mercato nel puntare tutto su una nuova serie da masticare senza troppi pensieri?

Il popolo è fiacco e ha voglia di favole, il matrimonio dei Reali inglesi seguito da un’immensa corte planetaria ne rappresenta una chiara dimostrazione. Mai come in questi periodi nella moda, nel design, nella tv, nella pubblicità e nel cinema le atmosfere tendono a ricostruire “l’altrove”, il mondo separato e diverso da quello che viviamo. Di fatto la struttura della fiaba è rassicurante, i personaggi sono riconoscibili, il bene e il male sono chiaramente distinguibili e il finale è sempre risolutivo… se aggiungiamo poi un tocco di magia, qualche bella strega, un pizzico di esotismo e qualche incantesimo ecco pronto uno dei tanti pasticci cinematografici come il recente “Cappuccetto Rosso Sangue” o l’imbarazzante “Beastly”… favole usa e getta per giovani destinati a pasteggiare con ciò che passa il convento.

Atmosfere misticheggianti e richiami fiabeschi anche sul piccolo schermo: sono almeno tre le nuove fiction televisive che in America verranno condite di magia e paranormale: la prima è “Camelot”  una serie che fa rivivere le gesta leggendarie di Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda, la seconda è “Distretto 17”, un racconto ambientato in una futuristica San Francisco in cui la magia ha preso il posto della scienza, la terza é “Hobgoblin”, un plot che racconta di un gruppo di maghi che durante la seconda guerra mondiale si mette a disposizione dell’Intelligence per  sconfiggere Adolf Hitler. Tutte favole destinate ai grandi e votate all’Adult Drama, ovvero quando la fiaba classica diventa metafora delle società contemporanee alla ricerca di governi migliori.

La favola sta diventando un affare. Il regno incantato, il bosco magico, il buono e il cattivo sono metafore usate dai grandi condottieri nei confronti dei loro popoli, basti pensare solo alla recente misteriosa uccisione del diabolico orco barbuto che dall’antro della propria grotta minacciava la pace nel regno. Di fatto saper raccontare storie fantastiche significa sapere vendere prodotti e guadagnare approvazione, un po’ come quel regnante che per ottenere consensi popolari raccontava la fiaba sul milione di posti di lavoro.
L’infanzia ci rimane sempre addosso, con i suoi profumi, la sua emotività e quella voglia di fantasticare… e qualcuno lo sa: studia la materia, ne approfondisce i dettagli, omologa i parametri del racconto, serializza i contenuti e intanto si quota in borsa.

É così che si creano le attrazione turistiche di massa come quelle messe in piedi dalla “Jerry Bruckheimer Films” produttrice dell’ultimo capitolo della saga dedicata ai Pirati. Attraverso una storia vuota di passione e di magia, che riesce addirittura a far rimpiangere le atmosfere se non altro più genuine de “Il Corsaro Nero” di Sergio Sollima, si è voluto a tutti i costi spingere l’acceleratore a mille per riportare sul grande schermo una delle saghe più noiose e ripetitive di sempre. In una girandola a vuoto di “déjàvu”, di didascalici conflitti e di brutte scene d’azione, per quasi tutto il film non si racconta nulla. La sensazione è che il brodo dovrà inevitabilmente allungarsi per dare respiro ai prossimi capitoli già messi in cantiere. Un cinico meccanismo particolarmente avvilente per questi tempi di cinema popolare ai minimi storici, ma ancor più avvilente è l’intero cast impegnato a recitare con la faccia di chi, grazie alla partecipazione a questo caravan serraglio targato Disney, finirà di pagare anticipatamente le ultime rate del mutuo, con menzione speciale al povero Johnny Depp che dopo “The Tourist” continua a non dar più senso a una prestigiosa carriera.

La tanto decantata avventura magica annunciata dalla pubblicità virale che da settimane invade ogni angolo del Globo Terracqueo è solo l’ennesima messa in scena di un cinema pressapochista e senza idee, meccanico e sciocco, banale e chiassoso… una macchina per fare soldi che si traveste da incantatore ma che rimane inevitabilmente incantata.

data: 22/05/2011