dal 1999 testimone di un’evoluzione

Cronache dalla sala – “I soliti idioti”

Dissacrante… ma non troppo.

Ormai da anni il cinema di casa, attraverso le rassicuranti vicende di un paese raccontato per luoghi comuni, ci ha abituato a nutrirci di confortanti stereotipi. In questi ultimi tempi siamo finiti dentro a uno strano gorgo di cinema/teatro parrocchiale dove le qualità tecniche unite alla bravura del racconto sono optional non espressamente richiesti dall’utenza finale

Una chiara dimostrazione di questa “Nouvelle Vague” all’italiana la si comprende guardando le due anziane e distinte signore interpretate da Angela Finocchiaro e Lunetta Savino che in “Bar Sport” portano in testa una parrucca che sembra provenire direttamente dalle svendite di un negozio di giocattoli sito nelle vicinanze del set cinematografico. L’approssimazione nella messa in scena e l’assoluta carenza di idee è una delle derive di questo cinema italiano che, ormai scevro da qualsiasi responsabilità artistica, si sente totalmente libero di naufragare.

Vedere “La peggior settimana della mia vita” per credere: commedia sentimentalmente comica con personaggi improbabili. Siani che continua a scimmiottare – malamente – Troisi, De Luigi in versione bravo fidanzatino d’Italia e la Capotondi in formato commedia studentesca di fine anno. Il tutto accompagnato dalle speciali apparizioni di Arisa e Andrea Mingardi, giusto per dire che in Italia almeno il cinema è democratico.
Un’opportunità la si trova per tutti, in tempi di crisi da Blockbuster è fondamentale cercare strade alternative, filoni che possano riempire i tanti spazi vuoti di una vita e di una stagione cinematografica a ciclo continuo.

E’ così che dalla televisione italiana, fonte unica e inesauribile di idee per il grande schermo, nascono le scommesse. In questo ultimo week-end qualcuno l’ha vinta visto che a grande sorpresa “I soliti idioti”, la serie televisiva trasmessa da MTV, è da subito diventata campione di incassi nei cinema italiani. Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio autori e protagonisti dell’irriverente saga “parolacciara” sui vizi dell’Italia nella mostruosità del quotidiano portano a casa il miglior risultato possibile. Nessuno produttore o esercente avrebbe potuto sperare in meglio, una scommessa che straccia da subito il cinema italiano resistibile di questi ultimi tempi ma anche molte grandi produzioni americane. I due stralunati protagonisti, impegnati in un rocambolesco road-movie per l’Italia, conquistano da subito il pubblico giovane che dalla sedia del computer accorre al cinema per identificarsi con l’irriverenza di una serie definita di culto.

Parolacce e bestialità che i padri non comprendono ma che i figli capiscono benissimo. Il mondo a portata di touch, le presunte infinite libertà, i tanti supposti modelli di successo, cominciano a creare nei giovani un’indecifrabile frustrazione. Pilotati e stretti nella morsa di un paese per vecchi che continua a gestire affari in proprio, i ragazzi di oggi sembrano trovare in un’operazione come quella de “I soliti idioti” una valvola di sfogo contro lo stress della loro vita moderna. Rivoluzione culturale o astuzie del sistema in cerca di nuove fonti di guadagno?

Basterebbe il logo che anticipa i titoli di testa per svelare l’arcano.
La sensazione generale è che il famigerato “banco” vince anche stavolta, nonostante l’irriverenza del prodotto i giovani vivono e partecipano a questo film in maniera troppo prevedibile, non c’è voglia di cambiamento, tant’è che una volta terminata la proiezione, la sala sembra un campo da guerra… per la serie: “dimmi come guardi un film e ti dirò chi sei”.

“I soliti idioti” portano profitti ai soliti noti, l’operazione sembra funzionare anche stavolta, un biglietto in cambio di una serata e poi a casa con qualche chilo di popcorn in più nello stomaco ad aspettare qualche altro evento da consumare in maniera rigorosamente passiva… con la sensazione che il vero problema non sia stato ancora compreso.

data: 07/11/2011