Don Siegel
Genio e Azione
Donald Siegel (chiamato Don) nasce a Chicago il 26 ottobre 1912. Studente alla Royal Academy of Dramatic Art di Cambridge, attore con il Contemporary Theatre Group di Hollywood ed ex documentarista, Don Siegel entra nel mondo del cinema prima come addetto alla cineteca della Warner Bros., poi come assistente al montaggio (è suo quello dello storico Casablanca) e addetto agli effetti speciali, oltre a collaborare come regista di seconda unità in almeno una quarantina di film. In questa veste lavorò con Curtiz, Walsh e Hawks, tutto questo grazie anche all’intercessione di Howard Hughes, che lo stimava più d’ogni altro. Da questo lungo periodo di apprendistato impara molti trucchi del mestiere che gli torneranno utili per il suo futuro lavoro di regista.
Nel 1945 gira un cortometraggio intitolato Stella nella notte, moderna parabola sulla nascita di Cristo. Lo stesso anno dirige un altro corto, Hitler vive. Questi due lavori vincono l’Oscar nel 1945 come miglior corto e miglior documentario.
Di lì a poco, è il 1946, gira il suo primo lungometraggio realizzato con pochissimi mezzi, La morte viene da Scotland Yard, un giallo con Sidney Greenstreet e Peter Lorre ambientato tra le nebbie di Londra.
Nel 1948 sposa l’attrice svedese Viveca Lindfors da cui ha un figlio, l’attore Kristoffer Tabori, e dalla quale divorzia nel 1953, lo stesso anno in cui dirige Le ore sono contate, un thriller pieno di suspense girato in soli nove giorni.
Anche se deve fare i conti con budget modesti e tempi ridotti, la lunga esperienza di aiuto regista e montatore gli consente di girare con rapidità ed efficacia le scene di azione e di trarre il maggior effetto possibile dal materiale girato.
Doti che si rivelano in film definiti “carcerari” come Rivolta al blocco 11 (1954), scontro tra detenuti e autorità all’interno di una prigione, oppure in quella che verrà considerata una delle sue opere migliori, L’invasione degli ultracorpi (1956), vergognosamente ancora dimenticato dall’home-video italiano.
L’anno dopo si sposa con l’attrice Doe Avedon, mentre i produttori gli chiedono di girare un film in cui non crede troppo: Passione gitana (1957), una love-story ambientata in Spagna.
Preferisce di gran lunga gli intrighi, gli intrecci di passione e di violenza come quelli scritti da Ernest Hemingway o Dashiell Hammett. Nel 1964 dirige un cast d’eccezione, che comprende anche il futuro Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, in un thriller ancora ad alta tensione, Contratto per uccidere, con Lee Marvin, Angie Dickinson e John Cassavates, sceneggiato da Roman Polanski.
Mentre la sua carriera sta subendo una battuta d’arresto, tanto che medita di abbandonare definitivamente il cinema, l’incontro con Clint Eastwood lo fa desistere da questo proposito e gli consente di poter contare finalmente su capitali più consistenti che gli permettono di realizzare opere spettacolari come Gli avvoltoi hanno fame (1970), La notte brava del soldato Jonathan (1971) fino a Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (1971), grande successo di botteghino, Chi ucciderà Charley Varrick? (1973) e Il caso Drabble (1974). Torna al genere carcerario con il cult-movie Fuga da Alcatraz (1979) e al giallo-rosa in Taglio di diamanti (1980). Per la sua ultima regia, Un giocatore troppo fortunato (1982), sceglie ancora i toni del noir e per l’occasione fa anche una piccola incursione sullo schermo, nei panni del proprietario di una libreria. Siegel ha lavorato cinque volte con Clint Eastwood, che ha dedicato a lui e a Sergio Leone l’Oscar vinto nel 1992 per “Gli spietati”.
Il cinema per Siegel è suspence, sintesi, azione.
Dalla sua lunga esperienza come montatore, derivano il ritmo e la concisione che caratterizzano i suoi lavori.
Rivedendo i suoi film oggi oltre a rimanere colpiti dalla modernità della messa in scena, vediamo come tanti grandi registi abbiano attinto a piene mani dal suo stile geniale e inconfondibile.
Muore a Nipoma, in California, il 20 aprile 1991.
Nel 1993 è stata pubblicata postuma la sua autobiografia “A Siegel Film”.
data: 01/04/2008