dal 1999 testimone di un’evoluzione

Il cinema non è la vita!

Abbiamo incontrato Paolo Mereghetti, autore del celeberrimo Dizionario dei Film.

Paolo Mereghetti è nato a Milano il 28-9-1949. Giornalista e critico cinematografico, laureato in filosofia – con una tesi su Orson Welles – si è rivelato grazie ad articoli di approfondimento per le più importanti riviste di cinema in Italia come “Ombre rosse”, “Positif”, “Linea d’ombra”, “Reset”, “Lo straniero” e “Segnocinema”, oltre ad affermarsi in seguito come uno dei più riconosciuti critici italiani per aver ideato Il Dizionario dei Film, oggi ormai unanimemente conosciuto come “Il Mereghetti”. Nel 2001 ha vinto il Premo Flaiano per la critica cinematografica.

Non nascondiamo la nostra passione per il critico milanese ed entrare nel suo mondo (il suo ufficio nella sede del Corriere della Sera) è stata un’esperienza unica ed affascinante.
Non ci resta che passare immediatamente all’intervista raccolta venerdì 28 ottobre, in esclusiva per DVD italy webzine pochi giorni prima dell’uscita della nuova edizione del Dizionario più quotato e considerato del nostro Paese.

D: Siamo ormai giunti alla settima edizione del Dizionario dei Film. Come sta procedendo? Per questa imminente edizione ci sono importanti novità?
R: Abbiamo cercato come sempre, oltre ai film usciti in questi ultimi due anni, di inserire vecchi film non ancora presenti nelle precedenti edizioni e di coprire una serie di buchi presenti; per esempio nella nuova edizione troviamo sette schede tematiche nuove in più: Dogma, Gesù Cristo, Lucrezia Borgia, Salomè, “Why We Fight”, le Silly Symphonies e le elegie di Sokurov.
Abbiamo riscritto quasi completamente la voce “Emanuelle”, perché sono usciti un sacco di titoli, tutti apocrifi naturalmente ed abbiamo aggiornato le schede relative a “Frankestein” e “Dracula”.
Tanti nuovi vecchi titoli allora…
Come è ormai nostra consuetudine… grazie soprattutto al mercato sempre più crescente del dvd che ci permette di riscoprire tanti film inediti.
Per alcuni film ci sono cambiamenti di valutazione rispetto alle precedenti edizioni?
E’ una cosa che capita spesso.
Le viene in mente qualche titolo?
In questa una nuova edizione per esempio c’è “Il maestro di Vigevano” di Elio Petri che passa da due stellette e mezzo a tre e mezzo.
Motivazione?
Beh, uno rivede il film e capisce che certe cose che alla prima valutazione non convincevano fino in fondo col tempo acquistano più forza e valore.
Oltretutto ti accorgi che c’è sempre qualcuno che magari le cose le capisce anche prima di te, nella nuova scheda relativa a “Il maestro di Vigevano” per esempio cito una recensione coeva di Mario Soldati che intuiva molte cose positive di questo imperdibile film italiano del 1963 con Alberto Sordi.
Si ricorda invece di qualche titolo che perde rispetto al passato?
Ora non mi ricordo e comunque devo dire che il mio Dizionario dei Film non è stato mai molto generoso, quindi è raro che qualche titolo perda rispetto al passato.
Genesi e segreti del dizionario più venduto in Italia: come nasce e perchè?
Mi sembrava che in Italia non esistesse niente del genere, mentre all’estero vi erano diversi dizionari qualitativamente molto validi; in Inghilterra per esempio c’era l’”Halliwell” che era abbastanza famoso, in America c’era il “Maltin”, in Francia ce n’erano parecchi e allora ho pensato che si dovesse fare qualcosa anche dalle nostre parti.
Eravamo così sprovvisti?
In realtà esisteva la prima edizione di un dizionario, che poi è diventato “Il Farinotti” che era stato pubblicato, se non sbaglio, da Rusconi in tre volumi, però a livello di qualità critica mi sembrava abbastanza deludente.
Qual è stata la data ufficiale di partenza?
Il 1993 ha segnato l’esordio. Ricordiamoci che erano i primi anni Novanta, periodo in cui le televisioni ci stavano imbottendo di film per cui un prodotto del genere aveva una funzione credibile. All’inizio pensavo valesse la pena fare delle schede abbastanza brevi, se uno guarda la prima edizione per esempio le schede sono molto corte. “Amarcord”, una delle schede che avevo fatto per far vedere all’editore come sarebbe stato impostato il Dizionario, aveva una critica di cinque-sei righe. Poi pian piano di edizione in edizione gran parte delle schede sono state ampliate.
Un lavoro sempre più intenso…
L’unica cosa che non mi aspettavo è che sarebbe diventata una specie di maledizione! Immaginate che ho già cominciato ad archiviare le schede per l’edizione del 2008…
Come funziona il lavoro d’equipe con i suoi collaboratori, Alberto Pezzotta e Filippo Mazzarella in primis?
Siamo critici diversi in realtà, però in tutti questi anni abbiamo affinato un certo feeling e una certa fiducia che ci permette di determinare un giudizio abbastanza univoco.
Quanti film guarda in media?
Dagli 8 ai 10 film a settimana. Non tutti al cinema, ovviamente… alcuni me li guardo in tv o in dvd… e comunque sono troppi!
Non c’è il rischio di stancarsi?
Certamente. Di solito quando finisco e consegno il Dizionario non vado al cinema per quindici giorni!
E’ la sua cura disintossicante per overdose da cinema?
Sì… Purtroppo sto notando sempre di più che una delle cose che sparisce è il piacere di vedere un film. Sei lì davanti e pensi già alla scheda, alla valutazione, alle cose da annotare ed al giudizio finale…
Senza esclusione di sorta?
A dire il vero, il gusto ormai lo trovo solamente quando mi riguardo vecchi film che so a memoria e per i quali ho già fatto la scheda. Così me lo godo al 100% senza schemi e condizionamenti.
Qual’è la cosa che Le piace di più del suo Dizionario?
Beh… forse il fatto che esista, di essere riuscito a farlo, che cresca, che stia prendendo sempre più una sua fisionomia.
Cosa Le piacerebbe che non è ancora riuscito a fare?
Una cosa che inseguo da tanto tempo è fare una versione in dvd-rom. Usare il dvd per costruire una vera e propria banca dati versatile con tutte le informazioni più dettagliate per ogni titolo.
Rileggere tutte le schede e vedere una serie di parole chiave che possano aiutare una ricerca non solo per titolo, ma anche per generi e sottogeneri. Per esempio sapere quali sono tutti i film con i medici, quelli tratti da opere di Shakespeare oppure che so… quelli che trattano il tema della mafia.
Che cosa non farà mai?
Una cosa che spesso mi chiedono è quella di fare un aggiornamento annuale soltanto con i film dell’anno. L’ho fatto una volta su invito dell’editore alcuni anni fa ma non mi è sembrata una mossa intelligente. Se ci pensate dopo tre anni uno non sa più in che anno andare a cercare, oltretutto impedisce di aggiungere i film vecchi. Per esempio nell’ultima edizione oltre il 50% dei film non sono quelli dell’ultimo biennio.
Siamo andati a cercare veramente tante cose e inoltre abbiamo aggiornato e migliorato le filmografie di attori e registi.
Quali sono gli autori, i generi e i film che hanno maggiormente influenzato il suo percorso di appassionato e critico del cinema?
Il grande amore della mia vita è stato Orson Welles, regista su cui mi sono laureato e in generale una certa parte di cinema classico americano, per esempio i film di Fritz Lang continuo a pensare che siano straordinari… Mankiewicz e poi Bunuel che forse con l’America c’entra poco ma che però ha sempre dato tantissimo. In questo periodo invece mi sto molto appassionando al cinema italiano.
Di quale periodo?
Degli anni ’50. Io penso che questo decennio per il cinema italiano sia il periodo più sconosciuto della storia… per intenderci il periodo del tradimento del neorealismo, quello che vede nascere artisticamente i vari Fellini, Antonioni… il cinema italiano di quegli anni è un periodo complesso, molto ricco dove non c’era soltanto Matarazzo, non c’erano soltanto Germi, Castellani, Lizzani, ma tutta una serie di nuovi e affascinanti autori e linguaggi.
Criticare autori e film può risultare un lavoro scomodo. Ha mai ricevuto insulti e minacce?
Mai ricevuto?!? Eccome! Una su tutte: in diretta tv su Rai Tre dove Vanzina mi minacciò… anzi disse che suo fratello voleva menarmi, che se mi avesse incontrato per strada mi avrebbe dato un cazzotto. Fa parte del mestiere e comunque ho notato una cosa, a volte su certi film sono uscite delle recensioni molto più cattive delle mie… ma le recensioni si dimenticano, passa qualche settimana e nessuno si ricorda più nulla… il Dizionario invece sta lì, pronto per essere consultato, in qualsiasi momento. E’ questo che da fastidio, è una memoria che rimane e che spesso risulta implacabile.
Qual’è il suo punto di vista sul cinema che si produce in questi ultimi anni?
Tanti pareri vengono espressi in merito a questa domanda, c’è chi dice che il cinema è morto, che si sta perdendo rispetto al passato… effettivamente si fa fatica a capire dove stia andando il cinema di adesso! Personalmente ci sono ancora delle cose nel cinema che continuano a piacermi: Clint Eastwood mi piace, Tim Burton pure… in Italia Virzì e la Comencini, anche se l’ultimo film “La bestia nel cuore” non mi ha entusiasmato molto. Poi c’è Abbas Kiarostami – sempre impeccabile – e dall’Oriente questo Chan Woo-Park, quello di Old Boy, è un autore che ritengo molto interessante, oltre a Hou Hsiao-hsien e Wong Kar-wai.
Cosa trova di così interessante in questo cinema coreano?
Non sono un grande storico del cinema coreano, non ne ho visti tanti di film… solitamente quelli che arrivano in Italia. Dentro a questo cinema comunque ci vedo il tentativo di trovare un modo abbastanza nuovo di guardare dentro se stessi. Usando la struttura dei generi, l’horror, il thriller, il noir, cercano di raccontare che cosa succede nel loro paese. “Ferro 3” mi sembra un grande film per esempio, un film con una grande idea di cinema, che con pochissimi elementi cerca di raccontare qualcosa di profondo. Ottimo anche “La samaritana”, sempre di Kim Ki-duk.
Old Boy, apprezzato da tutta la critica e da gran parte del pubblico, non Le è sembrato un prodotto troppo esasperato e fine a sè stesso?
Old Boy mi sembra una sorta di rilettura molto personale di Edipo Re, di colui che ad un certo punto scopre i propri errori e si punisce tremendamente. Mi sembra che in un film come questo la violenza, anche quando esasperata abbia una sua ragion d’essere.
Mentre in altri film… vedi Kill Bill, mi sembra che la violenza sia un po’ compiaciuta e frutto di un effetto puramente estetico.
Parliamo della critica cinematografica di oggi. Qual è il suo punto di vista?
L’autorevolezza di un critico deriva dalla sua credibilità.
Spesso i critici risultano più compiaciuti di sè stessi che interessati al prodotto cinematografico che vanno a commentare.
Come per dire che i critici diventano più importanti dei film?
Esatto. Secondo me è un grande errore. Si può anche parlare malissimo di un film, però bisogna rispettarlo. Una delle cose che cerco di evitare è dire “il regista non doveva fare questo, ma doveva fare quello”! Il problema è capire perché il regista ha fatto una scelta del genere e se questa scelta era coerente con quello che mi sembrava fosse il senso del film. Bisogna sempre ricordare che il critico è uno che fa il critico e non uno che scrive.
Come giudica queste serie TV americane che imperversano sui nostri teleschermi?
Impeccabili dal punto di vista produttivo. Ci danno l’impressione che la televisione pensi molto più al proprio pubblico di quanto faccia il cinema. Il problema è che impongono un certo gusto medio estetico, per cui alla fine uno si abitua ad una cosa del genere e tende poi a ricercare queste stesse cose al cinema, quando invece il cinema spesso è un’altra cosa. Il pubblico tende a pensare che il cinema sia un solo modo di fare un film, che è quello che viene identificato in un certo prodotto americano medio di buona qualità con un ritmo incalzante, una storia che funziona… poi quando si guarda un film con ritmi più lenti non viene apprezzato perché non è cinema. Questa cosa mi fa piuttosto arrabbiare.
Ma Kiarostami non è comunque troppo lento e noioso per il pubblico di oggi?
Kiarostami non è noioso, noioso è chi pensa questa cosa.
Per invogliare un cinefilo alle prime armi che cosa consiglia di vedere?
Ma che viva! Non vada al cinema!
Ma come?
Una cosa che mi spaventa molto sono quelli che pensano che tutto il mondo si limiti al cinema. La vita è un’altra cosa, è meglio! Quelli che a 18 anni vedono 4 film al giorno… ma pensassero ad altre cose…
Truffaut però accusava la vita di non essere perfetta come il cinema…
Ma lasciamo stare Truffaut, anche lui diceva delle scemenze! Ha fatto di tutto nella vita. Ha vissuto intensamente, intrecciando relazioni con le attrici più belle del momento… Anche Scorsese disse che la sua vita era il cinema… Ma è meglio non considerare le frasi ad effetto di questi grandi personaggi. Spesso sono trappole che ci fanno innamorare di qualcosa che non è reale.
Nessun consiglio allora?
Se proprio devo, consiglierei un Fritz Lang, un Bunuel, un Mizoguchi, un Orson Welles, un Fellini e un Ejzenstejn! Uno vede delle cose diverse e poi ci si confronta.
Cannes 2004: proiezione di “Oh, uomo!” di Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian. Film bellissimo ma che fa la stessa, solita, fine… Nessuna distribuzione cinematografica, nessun dvd, in tv nemmeno a pensarci… perché questo cinema “nascosto” non riesce ad arrivare ad un livello più visibile?
E’ vero, è un peccato! Però si deve sempre avere un riscontro commerciale: quante copie si possono vendere di “Oh, uomo!”…? So però che il Museo della Guerra di Trento e Rovereto sta pensando di pubblicare la “trilogia della guerra” in dvd… Lo spero e spero che anche altri autori possano trovare il loro spazio, come Ciprì e Maresco, Franco Piavoli e tanti altri.
Cosa ne pensa del DVD?
Che è piccolo, tiene poco spazio, offre un’ottima qualità e contenuti extra molto interessanti. La cosa veramente positiva è che da quando le case di distribuzione hanno scoperto che i film di catalogo rendono, cominciano ad investire anche nel cinema del passato, per esempio ultimamente la Warner ha pubblicato nove film di Greta Garbo.
Problemi di questo formato?
Uno dei problemi del dvd è che spesso il restauro si ferma a qullo digitale anche per le cineteche e non arriva al restauro fisico della pellicola, il grosso rischio è che si perda un grande patrimonio.
Mereghetti DVD collection. Parliamo della sua teca personale. Che cosa compra, che cosa colleziona?
Siccome a casa non ho molto spazio, cerco di tenere poche cose, ma per me molto interessanti. Molti dvd li compro anche all’estero, certi titoli di Fritz Lang per esempio… devo dire che in Francia c’è una qualità di edizione veramente straordinaria. Un mercato molto più attento alla cinefilia.
E per quanto riguarda il mercato home-video italiano?
Ho apprezzato tantissimo la collana di Bergman distribuita dalla BIM. Ottima qualità, eccellenti contenuti. Una vera e propria chicca per gli appassionati del regista svedese.
Tre film in dvd da consigliare.
Oltre alla collana di Bergman, i film di Fabrizi della Ripley’s e i Fassbinder dalla Raro Video. Questi ultimi sono stati realizzati con materiali forniti direttamente dalla Fassbinder Foundation e devo ammettere che presentano un’ottima qualità.
Che cosa manca in dvd?
Di Rossellini c’è ancora poco, di Lattuada – a parte “La Mandragola” – non mi sembra ci sia altro, di Germi ancora troppi pochi titoli. Per quanto riguarda autori stranieri mi sembra che Sautet, per esempio, è un regista che in Italia manca. Pialat e Renoir sono altri due autori praticamente inesistenti sul nostro mercato.
Il cinema nel mondo. Ci dia una valutazione, rigorosamente in stellette, delle cinematografie mondiali al momento. Italia?
Uhm… l’Italia la vedo male… tra uno e mezzo e due.
Francia?
Direi due e mezzo. Decisamente meglio! Mi viene in mente Jacques Audiard, un autore che mi sembra interessante, il quale aveva fatto “Sulle mie labbra” e che adesso sta uscendo con “Tutti i battiti del cuore” .
Germania?
Germania?… Non so, senza voto. Producono abbastanza ma non si vede niente. Penso che sia una delle cinematografie meno conosciute al mondo.
Spagna?
In generale mi sembra una cinematografia abbastanza viva. Due e mezzo. Ogni tanto arrivano anche delle cose curiose, “Ti do i miei occhi” per esempio mi è sembrato un film ben fatto. Lo stesso Almodovar, può piacere o non piacere, ma è comunque un regista che ha sempre delle cose da dire.
“La mala education” Le è piaciuto?
Abbastanza, mi è sembrato un film curioso, un film di rottura.
Inghilterra?
E’ difficile dare una valutazione. In Inghilterra in realtà fanno cinque-sei film all’anno. Non è un cinema nazionale, è un’industria nazionale specie quando gli americani vanno a girare nei loro studi.
Corea, Giappone e Cina?
La Corea la vedo molto vitale, tre stelle e mezzo. La Cina, anche se sta vivendo un momento di stasi, continua a produrre titoli interessanti, starei sul due e mezzo. Il Giappone… tre. Non si vedono però molti film giapponesi recenti. C’è sempre Kitano, mi è piaciuto molto il cinema d’animazione di Miyazaki ma arrivano decisamente pochi film.
E gli Stati Uniti?
Due stellette. Gli Stati Uniti in questo momento mi sembrano veramente un po’ in crisi. Non vedo delle grandi idee. Anche il cosiddetto cinema indipendente, quello del Sundance, è un cinemino di scarse qualità. Al di là del cinema spettacolare non arriva granchè. Anche l’ultimo Spielberg mi ha deluso parecchio.
Ci dia qualche anticipazione in esclusiva per i lettori di DVD italy. Quante stellette ha dato agli ultimi due film di Clint Eastwond: Mystic River e Million Dollar Baby?
Quattro stellette, il massimo ad entrambi.
Ed a Tim Burton: La fabbrica di cioccolato e La sposa cadavere?
Tre al primo, quattro al secondo.
E ai due volumi di Kill Bill firmati Quentin Tarantino?
Poco. Una stelletta e mezzo al volume uno e due al secondo.
Non crede più in Tarantino?
I suoi primi film sono ottimi, la sensazione che ho avuto con Kill Bill è stata quella di un regista che rischia di diventare la parodia di sè stesso.
Bene. Siamo giunti al termine. La ringraziamo enormemente per la sua disponibilità. La ritroveremo il 9 novembre direttamente nelle pagine della nuova edizione del Dizionario dei Film 2006.
Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di DVD italy!

Paolo Mereghetti immortalato insieme al nostro direttore al termine dell’intervista
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Ringraziamo l’ufficio stampa di Baldini Castoldi Dalai Editore per l’immagine della copertina del Dizionario dei Film 2006.

data: 03/11/2005