dal 1999 testimone di un’evoluzione

Samuel Fuller… che mito!

Forse non tutti sanno che Samuel Fuller, classe 1911, è uno dei più grandi registi americani del dopoguerra.

La sua carriera cinematografica, iniziata verso la metà degli anni ’50 dopo una breve parentesi come critico letterario, giornalista di cronaca e romanziere di polizieschi, lo vide esordire come sceneggiatore e da lì a poco come regista, in generi che vanno dal western al bellico, dal noir allo spionaggio.

Ora grazie a Warner, Dolmen e Fox il primo poker d’assi è stato calato!
Finalmente a casa nostra quattro tra i titoli più importanti del cineasta nato nel Massachusetts:

Mano pericolosa (Pick-up On South Street) 1953 DOLMEN
La casa di bambù (House Of Bamboo) 1955 FOX
Quaranta pistole (Forty Guns) 1957 DOLMEN
Il grande uno rosso (The big red one) 1980 WARNER

Samuel Fuller è uno dei registi più anticonvenzionali degli Stati Uniti.
Dotato di una viscerale personalità rappresenta insieme a pochi altri – Don Siegel, Howard Hawks e Sam Pechinpah – il cinema in maniera cruda e anticonformista.

Con il suo stile si afferma come specialista della violenza nei suoi aspetti piu’ reazionari ed irrazionali, di fatto psicanalizza le paranoie del suo paese (anti-comunismo e “sogno americano”), mostrandone le paradossali incoerenze.

Tecnicamente all’avanguardia, Fuller dirige sempre in maniera impeccabile e travolgente, alternando lunghe e fluide carrellate a furibondi piani-sequenza sempre funzionali al racconto.

A metà degli anni ’50 dirige due western, Ho ucciso Jess il bandito (I Shot Jesse Jones – 1949) e Il barone dell’Arizona (Baron Of Arizona – 1950).

Inaugura il filone bellico con due film ambientati durante la guerra di Corea e concentrati sulla sociologia del militarismo: Corea in fiamme (Steel Helmet – 1950) e I figli della gloria (Fixed Bayonets – 1951).

Di seguito dirige il moderno e travolgente Park Row (id. – 1952), una commedia cruda ambientata nel mondo dell’editoria e Mano pericolosa (Pick Up on South Street – 1953) storia di un ladro (Richard Widmark) che ruba alle spie comuniste un microfilm su importanti segreti nucleari, uscito di recente in dvd e distribuito dalla DOLMEN.
Dopo la breve ed infelice parentesi con lo spy/thriller Operazione mistero (Hell and High Water – 1954), dirige La casa di bambù (House of Bamboo – 1955) altro dvd di imminente uscita sul mercato italiano grazie a FOX, un film d’azione ambientato nel Giappone postbellico dove un detective americano, fingendosi un gangster, si infiltra in una banda di ex militari capitanata da un pazzo criminale.

Con La porta della Cina (China Gate – 1957) apre un nuovo fronte per il film bellico, quello del Vietnam: storia di una missione impossibile da parte di una pattuglia composta da uomini cinici, mercenari e spietati, con l’obiettivo di assaltare un deposito di munizioni dei vietcong.

Torna al western con due film importanti, che anticipano di gran lunga lo stile sanguinario di Sergio Leone e Sam Peckinpah: La tortura della freccia (Run Of The Arrow – 1957) che racconta la scelta da parte di un soldato sudista di diventare indiano rinnegando il proprio paese, e Quaranta pistole (Forty Guns – 1957), sempre da DOLMEN, storia di un’autoritaria allevatrice (Barbara Stanwyck) che capeggia una banda di quaranta pistoleri, una trama intricata che trabocca di riferimenti sessuali.

Con Verboten, Forbidden, Proibito (Verboten – 1959) torna al genere bellico, mentre Il kimono scarlatto (Crimson Kimono – 1959) è un detective movie in cui affiorano le componenti violente e razziali di Fuller: due amici, uno americano e uno giapponese, innamorati della stessa donna, indagano sull’omicidio di una ballerina.

Il suo miglior gangster-movie èLa vendetta del gangster (Underworld USA – 1961), storia di vendette sullo sfondo delle lotte spietate fra le cosche della malavita.

Dirige poi due dei suoi più importanti capolavori, l’adrenalinico L’urlo della battaglia (Merrill’s Marauders – 1962) dove una pattuglia di disperati deve aprirsi una via di fuga attraverso una giungla infernale infestata da giapponesi e il thriller claustrofobico Il corridoio della paura (Shock Corridor – 1964) storia di un ambizioso giornalista che per realizzare uno scoop da premio Pulitzer si fa internare in un manicomio. Una critica durissima alle istituzioni da un lato e al mito del successo ad ogni costo dall’altro.

Vengono poi film più commerciali: il poliziesco “Il bacio perverso” (Naked Kiss – 1965), l’avventuriero “Quattro bastardi per un posto all’inferno” (Sharks – 1969), Il piccione morto sulla Beethovenstrasse (Dead Pigeon On Beethoven Street – 1972) ed Il grande uno rosso (Big Red One – 1980) un’edizione dvd da non perdere, uscita lo scorso giugno grazie a WARNER che vanta uno speciale disco extra tutto dedicato al regista.

E per finire, ultimi ma non meno importanti, “Cane bianco” (White Dog – 1982) e “Strada senza ritorno” (Hanover Street – 1989) il romantico e disperato capolavoro che chiude la sua lunga carriera.

Con tutta questa carne al fuoco, non ci resta che sperare nell’imminente uscita di altri titoli del regista americano, che con il suo cinema ha influenzato intere generezioni di cineasti, da Sergio Leone a Martin Scorsese, da Jim Jarmush a Quentin Tarantino.

E per concludere “La Samuel Fuller’s Dream List”, l’elenco dei titoli più attesi:

Il corridoio della paura
La vendetta del gangster
La tortura della freccia
L’urlo della battaglia
Corea in fiamme
Strada senza ritorno

data: 24/09/2005