dal 1999 testimone di un’evoluzione

Scream VI

(Paramount)

DATI TECNICI: 16:9/ltbx 2.39:1 – DD 5.1 (ita, ing, ted, spa)

“(…) Si passa da requel a saga, e a spiegarlo è Mindy, la cinefila del gruppo (il dna è dopotutto quello dello zio Randy, che proprio nel secondo capitolo “originale” passava a miglior vita dopo essere stato sfilettato da Ghostface), quando dopo i primi omicidi appare chiaro a tutti che il killer con la maschera che rimanda all’Urlo di Munch sia tornato in attività. Ovviamente il gioco è sempre quello del whodunit, ma la scoperta dell’assassino con il passare dei film si è fatta sempre meno interessante, proprio perché Scream è una serie che ricorda al pubblico la banalità del male, la possibilità che chiunque possa tramutarsi in uno squartatore seriale. Una serie di film su un serial killer è già una sovrapposizione di senso abbastanza forte, senza che ci sia bisogno di sovraccaricare la narrazione. Così Bettinelli-Olpin e Gillett non si fanno particolari crucci nell’arrivare a una soluzione magari anche leggibile durante il film ma non “concatenata”, perché nell’Hollywood di oggi non esistono più storie da raccontare che non siano state già viste. Ecco dunque che Scream VI rivela il volto più violento e ferale dell’intera saga, lanciandosi in un profluvio di ammazzamenti che rimettono al centro del discorso lo slasher-movie, e dunque anche le attese del pubblico affezionato a un simile genere. “Chi se ne frega dei film”, la frase che pronuncia Ghostface di fronte a una delle sue vittime un secondo prima di fendere il colpo definitivo col suo coltello, è in qualche modo il vero scarto nei confronti dei precedenti capitoli: se è sempre stato il cinema il principale omicida dei cinque film finora portati a termine, Scream VI rivendica la centralità del killer come essere umano, e non depositario di una teoria. In questo senso le due morti che precedono addirittura i titoli di testa e già denotano la brillante messa in scena della coppia di registi (la prima in assoluto poi, divertendosi con il concetto di telefonata applicata a un appuntamento al buio, è davvero esilarante e agghiacciante a un tempo), sono esemplificative perché chi più è “citazionista” più viene esposto a rischi a dir poco mortali.” estratto dell’imperdibile analisi di Raffaele Meale su quinlan.it

Edizione Paramount in assetto standard ma con qualità tecnica video e audio perfette! L’edizione si presenta con il sempre elegante box trasparente, peccato per la fascetta interna non stampata mentre il dischetto presenta la “classica” serigrafia Paramount. Come già detto, resa di riproduzione video e audio perfette: il film è recentissimo quindi i responsabili dell’authoring hanno avuto gioco facile ma il video non ha un secondo di indecisione e la traccia Dolby 5.1 è coinvolgente, ben separata e con il canale subwoofer ben sfruttato, forse le voci nella versione italiana sono registrate ad un livello leggermente basso ma nulla che possa inficiare e rovinare la visione di questo sesto capitolo di una delle saghe horror più belle di tutti i tempi. Gli extra non sono abbondanti (sono molti di più nelle versioni ad alta definizione) vista la sola presenza dei due dietro le quinte “Death Comes to the City” della durata di 8’ e “Bloodbath at a Bodega” (5’). Un’edizione (quasi) perfetta!

VOTO:    4,5   

data pubblicazione: 08/2023