dal 1999 testimone di un’evoluzione

Fame di Henning Carlsen, imperdibile film del cinema nordico, era ancora incomprensibilmente assente sul nostro mercato home-video; è basato sul famoso romanzo semi-autobiografico “Fame” di Knut Hamsun, pubblicato nel 1890. Il film segue le giornate di un giovane aspirante scrittore che soffre la fame sia fisica che mentale in una città, Krisiania, ostile. “Sult”, ovviamente, è il film di Per Oscarsson. Il suo ritratto dell’artista in erba, diviso tra momenti di lucidità e momenti di più cupa disperazione, gli è

Rolando Ferrazza ha trent’anni, si è laureato col massimo dei voti e aspira a diventare insegnante. Suo malgrado però è costretto a vivere con la nonna Ines e ad accontentarsi del modesto lavoro di bidello presso una scuola privata religiosa. Sandy è una giovanissima modella americana, arrivata a Roma con gli opprimenti genitori per alcuni servizi fotografici. La madre, che deve far continuare in qualche modo gli studi scolastici alla figlia durante la permanenza nella capitale, decide di contattare Padre Spinetti,

“Ho raccontato queste storie solamente per il piacere di raccontarle. Il piacere di raccontare storie implica un giocare con ciò che si narra, e questo giocare implica una certa libertà riguardo alla materia. Questa libertà di fronte alla materia richiede che la ricostruzione di Chaucer sia di fantasia, e che non debba essere usata come pretesto per la ricostruzione di un periodo storico. La storia in questo film è strettamente di fantasia. Perciò devo dimenticare Chaucer per poter fare il

“Buenos Aires. Lu e Fati sono madri adolescenti che vivono in una casa famiglia religiosa. Dall’Italia arriva Suor Paola, in procinto di prendere i voti perpetui. L’incontro tra le tre donne e il loro rapporto con la maternità scateneranno reazioni inaspettate. Adolescenze strappate bruscamente al flusso naturale della crescita, donne che sono ancora ragazze e già madri.”

“C’è genuinità nell’opera contemporanea che richiama le origini della narrazione della conosciuta collie e che la sceneggiatura di Eric Knight e Jane Ainscough va legando in una visione contemporanea che coinvolge anche questioni ambientali e la presa di coscienza sulla salvaguardia degli animali e del pianeta da parte dei più giovani. Riflessioni che si uniscono a quello che, a priori, è lo scopo della pellicola: donare uno svago per ogni età da poter vedere insieme. Forse un po’ allungato e

Che bello il cinema italiano del pre-neorealismo! In Italia sono stati realizzati numerosi capolavori prima dell’avvento del neorealismo, spesso si tendono a ricordare solo Roma città aperta, Paisà, Sciuscià ed altri film sicuramente fondamentali, ma è un peccato non considerare anche questi grandi film che sono opere importanti e bellissime, capolavori rimasti nel dimenticatoio per troppo tempo. È un periodo storico del nostro cinema che sarebbe da rivedere, studiare a fondo e rivalutare con intelligenza; ora - almeno in parte

“Commovente apologo, tra i più sinceri e accessibili di Ferreri (scritto con Gérard Brach e Roberto Benigni), il film adotta uno stile poetico e surreale, in bilico tra astrazione e documentario. Racconto morale sul contrasto tra uomo naturale e uomo storico e sulla distruzione della spontaneità da parte di un mondo alienato e alienante, è un’opera che oscilla tra un vitalismo istintivo e un’immagine funerea del nostro destino (…) ed è anche una riflessione sul clima culturale a ridosso del

“Decameron è un’opera che vuole essere completamente gioiosa, in maniera astratta.” dichiarò il regista. E aggiunse: “La gioia di vivere che c’era nel Boccaccio (anche nei racconti tragici) proviene dall’ottimismo del Boccaccio. (…) Evidentemente, per me tutto questo non avviene. Io ho ritagliato un Boccaccio mio, particolare. Il mio Boccaccio è infinitamente più popolare del Boccaccio reale. (…) Quindi ho ritrovato quella gioia (che nel Boccaccio è giustificata ottimisticamente dal fatto che lui viveva la nascita meravigliosa della borghesia) e