dal 1999 testimone di un’evoluzione

Cronache dalla sala – “Prince of Persia”

Prendi l’arte e mettila in disparte.

Di solito il barile si raschia quando finiscono le idee, quando ormai sfruttato l’ultimo baluardo di un ennesimo remake, di una serie televisiva di successo o di un fumetto di grande fama, si cominciano a sperimentare le opzioni più disparate per dare vita ad un blockbuster di successo. Oggi il cinema fa di tutto pur di non pensare ad un’idea che sappia parlare con il suo caro e vecchio linguaggio. I film commerciali di nuova generazione sono questo; simili a panini marcati McDonald o a collezioni moda, basano la propria identità più su rumors e spot che sulla passione e la voglia di suggestionare.

C’erano una volta i “Robocop”, i “Terminator” e i “Predator”, tanto per citarne alcuni, eroi che nascevano nel cinema e come autentiche icone contaminavano la cultura popolare e le giovani leve. Ora il cinema dominato sempre più da un cinico sistema iper-commerciale ha finito per chiudere le porte prima ai progetti e poi agli autori.

Non esistono più veri registi in grado di fare una differenza, esistono buoni direttori del traffico assoldati dalle Major per svolgere il compitino (il progetto filmico) che sembra essere scritto più da un esperto di marketing che da un appassionato sceneggiatore. In questi ultimi decenni si è presa l’arte e la si è messa in disparte, da dominante il cinema ha finito per essere dominato e tutto questo grazie ai nuovi padroni del vapore che lo hanno trasformato in una caricatura simil-televisiva.

I film oggi li decidono i produttori e si vede: gli attori sono sempre più simili a manichini, le storie sempre più uguali, gli scenari e gli effetti speciali sempre i medesimi e i commenti e le critiche tutte scontate.

Eccoci giunti a “Prince of Persia” essenza massima di questa nuova filosofia, un moviegame (film ispirato a un videogioco) prodotto dall’esperto di format-kolossal Jerry Bruckheneimer e diretto da Mike Newell, il regista di uno dei tanti “Harry Potter” destinato a dirigere il primo di uno dei tanti “Prince of Persia” e magari un domani a riprendere in mano uno dei tanti “Pirati dei Caraibi”, ma solo dopo aver girato uno dei tanti Twilight… tanto per dire che oggi il cinema oltre a essere seriale e scontato si produce e si vende un tanto al chilo, un po’ come l’agricoltura fa con i sacchi di patate e l’industria alimentare con le scatole di fagioli.

data: 21/05/2010