dal 1999 testimone di un’evoluzione

Dino Risi

Quando l’Italia faceva “Boom”!

Dino Risi è uno dei grandi padri-maestri della commedia all’italiana.
Nasce a Milano nel 1913, dopo aver conseguito la laurea in Medicina si rifiuta di diventare uno psichiatra, come avrebbero voluto i genitori, ed inizia la sua carriera cinematografica negli anni ’50 lavorando con Mario Soldati e Albero Lattuada. Dopo il successo ottenuto nel 1955 con “Pane amore e…”, sequel dei fortunati “Pane, amore e fantasia” e “Pane amore e gelosia” che raccontano le comiche imprese del maresciallo Carotenuto (interpretati e diretti da Vittorio De Sica), subito affonda il coltello nel Belpaese che vuole arricchirsi a tutti i costi ma che, sotto sotto, resta “burino”. All’inizio risponde che si può vivere anche “Poveri ma belli” (1956), poi si adegua ai tempi, e finisce col tracciare il ritratto dell’italiano medio nei tragicomici sketch de “I Mostri” (1963). Nel mezzo due classici della risata: “Venezia la luna e tu” e ”Il vedovo”, entrambi con Alberto Sordi compagno di cinismi, e soprattutto i due film che l’hanno consacrato a narratore dell’Italia del Boom: “Una vita difficile” (1961), ancora con Sordi però in straziante chiave malinconica, ex partigiano idealista che cozza contro il qualunquismo del dopoguerra ed “Il sorpasso” (1962), con Vittorio Gassman, cialtrone perfetto che scorrazza per le strade vacanziere con lo studentello Trintignant, dispensandogli lezioni di bella vita prima del tragico finale che spezza il sogno. Suo e dell’Italia canterina anni ’60.

Risi non abbaia ma morde, sceglie la via della risata per raccontare il lato becero dello Stivale: da “Operazione San Gennaro” (1966), una sorta di Soliti Ignoti alla napoletana, a “Straziami ma di baci saziami” (1968), piccolo gioiello con un grande Nino Manfredi scritto da Age e Scarpelli; da “Vedo nudo” (1969), dove torna agli affezionatissimi episodi, a “La moglie del prete” (1970), con Mastroianni e la Loren che battibeccano sulla castità clericale, fino a “In nome del popolo italiano”(1971), profezia pre-Tangentopoli con finale calcistico. Dopo la svolta malinconica segnata da “Profumo di donna” (che nel 1974 gli fa sfiorare l’Oscar) e “Anima persa” (1976), due pellicole straordinarie sul male di vivere tratte entrambe da romanzi di Giovanni Arpino e interpretate da un perfetto Gassman, torna a lavorare insieme a Mario Monicelli ed Ettore Scola ne “I nuovi mostri”(1977), altro film a episodi. Nel 1980 dirige Pozzetto in “Sono fotogenico”, nel 1981 Marcello Mastroianni in “Fantasma d’amore” e nel 1986 è la volta di Lino Banfi ne “Il commissario Lo Gatto”.

Gli ultimi anni sono quelli del riflusso, dei film più facili per la tv, nei quali però non perde mai quel “graffio” che ha segnato la sua carriera, celebrata nel 2002 dal Leone d’Oro a Venezia dove una volta i critici storcevano il naso per i suoi film ritenuti troppo popolari. Lui lo sapeva e diceva “Gli intellettuali sono noiosi e antipatici, preferisco andare a cena con un manovale”. Dino Risi muore il 7 giugno del 2008.

data: 19/01/2009