dal 1999 testimone di un’evoluzione

Realizzare un film di genere nel 2019 si può? Certo, se la produzione è firmata Sam Raimi. Ma realizzare un bel film di genere è impresa molto più ardua, di questi tempi… Beh, decisamente a sorpresa Alexandre Aja ci è riuscito, ha confezionato un adrenalinico film catastrofico d’azione come non se ne vedevano da anni, se non da decenni! Ovviamente non stiamo parlando di un capolavoro ma di un riuscito e coinvolgente film che mantiene al 100% quello che promette,

Prosegue la collana dedicata al grande Alberto Sordi composta da alcuni suoi film anche da lui diretti. Dopo Fumo di Londra è arrivato sugli scaffali dei negozi anche la regia numero tre, questo “Un italiano in America” che era ancora inedito nel nostro paese. Gli altri titoli coinvolti in questa operazione sono “Mamma mia, che impressione!” diretto però da Roberto Savarese, “Incontri proibiti” e “Scusi lei è favorevole o contrario?”

“Mia, quindici anni, alla fine dell’estate, si trasferisce con i genitori a Zurigo. Nuova città, nuova scuola, nuovi compagni per questa silenziosa ragazza dal volto lunare. Un desiderio profondo di fare amicizia, non con gli sfigati, con il gruppo più popolare, di essere guardata, desiderata, di sperimentare il sesso per la prima volta. Ci sono tutti i presupposti per un ottimo film di formazione, il difficile passaggio all’età adulta, la necessità di sentirsi parte di qualcosa (ma di che cosa

“Riley North, una moglie felice ed una madre modello, assiste impotente all’omicidio del marito e della figlia per mano di alcuni narcotrafficanti. Gli autori del brutale omicidio vengono catturati ma durante il processo, nonostante la sua testimonianza, le accuse vengono fatte cadere e gli assassini liberati grazie all’intervento di un giudice corrotto e di avvocati e poliziotti collusi. Quando Riley decide di vendicarsi, il suo obiettivo non saranno soltanto i carnefici della sua famiglia ma tutto il sistema, dalla giustizia

“[…] Sceneggiata dal regista con Ruggero Maccari, è una commedia crudele mai compiaciuta sulle bassezze umane, dove nessuno è veramente innocente. Qui e là affiora un sospetto di sgradevolezza programmatica, ma lo sguardo sul grottesco e sulla mostruosità è lucido e sagace, lontano dalla poesia dei derelitti e dal folclore: in questo girone infernale di sudiciume e volgarità tutto ruota attorno al denaro, che non conosce né distinzione di classe, né etica. […] ” Il Mereghetti, Dizionario dei Film 2019,

“Una famiglia parte di prima mattina su una monovolume per evitare gli ingorghi del traffico delle vacanze estive. Programmando con il cruise control una velocità di 130 Km/h, Tom procede spedito quando, a causa di un errore nel sistema automatico, si rende conto di non avere più il controllo dell’auto. Tutte le manovre per rallentare la macchina non sortiscono effetto. E il viaggio si trasformerà in un incubo!”

Cannes, 21 maggio 1973. Marco Ferreri presenta il suo nuovo lavoro, “La grande bouffe” interpretato da un cast stellare composto da veri mostri sacri del cinema come Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret e Michel Piccoli. La versione mostrata al pubblico in sala al festival francese durò all’incirca 130 minuti e il mix di morte, sesso, scatologismi, pranzi e cene bulimiche ed una feroce critica al consumismo sfrenato fece enorme scalpore, venne sonoramente fischiato facendo intervenire anche la censura che

Uno dei cult movie degli anni 2000, Donnie Darko ritorna in home-video grazie a questa nuova edizione ad opera di Midnight Factory, Notorius Pictures e Koch Media. A distanza di quasi vent’anni, dobbiamo ammettere che è un film ancora molto fascinoso, con i suoi viaggi temporali, le mille citazioni, il malcontento giovanile, l’atmosfera malsana e i dialoghi surreali… insomma c’è tanta carne al fuoco, ma l’opera prima di Richard Kelly mantiene intatto tutto il suo carisma. Rivederlo grazie a questa

“L’artista Schnabel vuole raccontare la vita di Van Gogh come non è mai stato fatto. E la mobilità della videocamera, con le immagini spesso sfuocate a metà, vuole essere febbrile come le pennellate sulla tela. Missione quasi compiuta, senza l’effetto kitsch delle scopiazzature di “Loving Vincent”. E Willem Dafoe (premiato a Venezia) è davvero il migliore Van Gogh mai visto sullo schermo. Restano le glosse didascaliche e gli stereotipi del film biografico: tra episodi inediti non sempre credibili (i bambini

Fumo di Londra, esordio alla regia di Alberto Sordi che gli valse il David di Donatello nel 1966 come Miglior Attore, rappresenta un reportage umoristico non privo di stereotipi, arricchito da una straordinaria colonna sonora del grande Piero Piccioni. Nuova edizione realizzata da Koch Media partendo dai nuovi materiali sorgente restaurati nel 2018 grazie alla collaborazione tra il Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale e la Fondazione Museo Alberto Sordi presso il laboratorio Augustus Color di Roma. Restauro realizzato in