Cronache dalla sala – Il cinema italiano dei record…
…e dei pollastri da batteria.
Con quale “taglio” il cinema di casa guarda il nostro paese, con quale sguardo il nostro paese osserva il cinema di casa? Dimmi quali film scegli e ti dirò chi sei: da “Benvenuti al sud” a “Immaturi” passando per “Maschi contro femmine”, Boldi, i cinepanettoni, “Ma che bella giornata” e “Qualunquemente”. Quale Italia emerge da questi prodotti nazionali e popolari dall’alto gradimento e dai considerevoli introiti? Quale il rientro emotivo che porta tanta gente a raggiungere non senza sforzi e sacrifici l’agognata fila centrale per godersi l’ultima “impresa artistica” di Boldi, Zalone, De Sica, Bova o Albanese?
Partire da casa, specie nel primo lungo week-end di inizio anno per provare a guardare “Ma che bella giornata” di Checco Zalone è stata cosa ardua per l’italiano ancora in vacanza. Dopo la lunga colonna verso la grande multisala e l’affannosa e snervante ricerca del parcheggio, eccolo, pronto per le prime sgomitate nella febbricitante hall. Un’occhiata agli orari, due calcoli veloci e poi con “il naso tappato” di nuovo in fila verso una biglietteria impazzita in versione giornata di sciopero dei treni. La prospettiva è infausta, il primo spettacolo disponibile potrebbe essere anche tra due ore e magari nella scellerata prima fila… con il collo piegato all’insù e lo sguardo perennemente volto al soffitto… ma che importa, sono finalmente pronti i tanto agognati biglietti! Ma purtroppo la lunga attesa non è ancora finita, frastornati dal rumore di fondo e nella speranza di non dover passare anche dal bar per qualche infame cesta di popcorn, parte l’ennesima caotica transumanza fatta di spintoni e insulti nella sala affollata di persone, di berretti, di sciarpe, di ombrelli dimenticati, di residui di sporcizia dello spettacolo precedente, di gente che occupa i posti sbagliati con cappotti sbagliati, di padri che perdono i figli e di avventori dell’ultimo minuto che continueranno a riempire quel luogo per almeno tutto il primo tempo.
Assolutamente impegnativo questo pellegrinaggio nel cosiddetto “dì di festa”, decisamente più impegnativo di certe giornate lavorative, eppure questa Italia che sta in fila per tutta la settimana, riesce a inventarsene una anche durante i giorni definiti di relax… e per cosa? Se è vero che il cinema è un portale magico che ci apre le porte verso mirabolanti universi immaginari, in quale mondo ci si ritrova a fare i conti quando in una sala gremita si spengono le luci e partono i titoli di testa di una commedia con Luca & Paolo, Ambra Angiolini e Ricky Memphis? Quale Italia ci raccontano questi personaggi televisivi che già quindici giorni prima, proprio dal ventre della loro grande madre, cominciano a bazzicare i salotti e gli show di tutte le reti ricordando il fondamentale appuntamento che ci aspetta sul grande schermo?
Questo è il Nuovo “Cinemino Italiano”, un corrente in piena che attraverso la benamata televisione, spinge sull’informazione che a sua volta martella con il “tormentone”. Il cinema di casa ormai è sempre più sorretto dal vero, originale “orwelliano” Grande Fratello televisivo, che nutre e alleva i propri pollastri nelle batterie dei propri studi, li nutre di battute pre-confezionate e una volta raggiunta l’adeguata forza e robustezza, li consacra al cinema e li concede in pasto al popolo del piccolo schermo che dalla poltrona di casa non fa altro che spostarsi verso la poltrona che volge verso lo schermo più grande.
In nessuno di questi ultimi grandi successi di pubblico, si è mai udita un’opinione obiettiva in tv… solo un continuo e inarrestabile susseguirsi di numeri, di facce, di scene, di trailer, di notizie su soldi incassati e su record infranti… e il film? Che cosa rappresenta, perché piace, cosa funziona e cosa no, qual è la chiave di lettura che ne ha decretato il successo? Cosa resterà di questa nostra odierna cinematografia “cotta e mangiata” tra 10 o 20 anni?
Alla massa (a)critica tutto ciò non importa, oramai le aspettative sono sempre più misere, il pensare in proprio una cosa ardua, la voglia di pretendere una vera e sana auto-critica del proprio paese completamente assente, meglio lasciarsi condurre verso la beata perdizione del consumo della banalità.
Ci sciroppiamo le storie cinematografiche di un’Italia che non esiste se non nei racconti dei pomeriggi in compagnia di Mara Venier, un’Italia coesa e solatìa dai conflitti politicamente corretti, dall’amor pacchiano, dalla battuta stolta e dal finalino rassicurante.
Il tutto assolutamente conforme alla nostra nazione sempre più simile a un paesello di abitanti poco creativi che vanno alla disperata ricerca di qualche santo o qualche eroe che possa dargli qualche piacevole ora di svago… e così nella fuga sul grande schermo si finisce per accontentarsi del fenomeno da baraccone più rumoroso che qualche incantatore televisivo gli ha venduto come merce rara e imperdibile, ma si sa… non sempre chi s’accontenta gode!
data: 25/01/2011