dal 1999 testimone di un’evoluzione

Cronache dalla sala – “The Tourist”

Il cinema e l’ostentazione del mito.

Chi è quella tracotante donna dal passo spocchioso che si aggira per le strade di Parigi con la boria di una top-model che fa pubblicità a un prestigioso profumo?
Ma è lei! Angelina Jolie, la protagonista assoluta di “The Tourist”, un film di spionaggio così fintamente ammaliante che dopo circa cinque minuti ci fa venire una dannata voglia di tornare a casa, prendere in mano il dvd di “Intrigo internazionale” di Alfred Hitchcock (1959) e farci una sana scorpacciata di vero cinema. Nel pastone dall’impianto thrilling diretto da Florian Henckel von Donnersmarck non manca neppure un po’ di esotica Europa da cartolina: all’interno del treno Parigi-Venezia la “libidinale” Angelina incontra per la prima volta il goffo professore di matematica americano interpretato da Johnny Depp; tra i due parte un dialogo fatto di ammiccamenti e seduzioni che sembra la parodia inconsapevole del meraviglioso incontro (sempre da “Intrigo internazionale”) tra Eve Marie Saint e Cary Grant nel treno che da New York li porterà a Chicago.

Il tempo cambia il pubblico e gli autori… il cinema è un’arte sempre più logorata dalla supponenza di chi vuole per forza puntare i fari su di sè. Nel caso di “The Tourist” la sceneggiatura è chiaramente scritta per la Jolie (vera e propria “senatrice” e signora di Hollywood) e per lo smarrito e bolso gregario Depp, le inquadrature sono tutte per il loro menàge e il racconto che li riguarda altri non è che la bieca emulazione/simulazione di un modello vincente del passato, vivo nella memoria ma vuoto e sterile nella sua riesumazione e “ri-messa” in scena, una sorta di vero e proprio mostro di Frankestein che cerca di essere rimesso in sesto attraverso improbabili macchinari di fanta-marketing.

In fondo la forma mentis del cinema odierno è questa: un’ostentazione del “mito che fu” nel continuo e vano tentativo di credere che basti accorpare e ricucire tra loro leggendari brandelli di vecchie storie e di immortali divi per avere pieni diritti di merito e di successo. La realtà ci racconta il contrario, quasi nulla attecchisce più in questo ammasso informe di titoli, di saghe e di remake; nonostante i film siano sempre più ricchi di coloranti e conservanti hanno date di scadenza molto brevi.

Le idee, vere e proprie scaturigini creative del cinema, sono gli ultimi dei problemi da parte della nuova filiera produttiva. Tutto è il riciclo di qualcosa che è stato e questo purtroppo non accade solo nel cinema. Finché alla base di un progetto filmico continueranno a regnare solo le regole del marketing con i suoi infiniti cartelli pubblicitari piazzati sui set, gli orologi, le borse, le scarpe griffate e i divi addobbati come alberi di Natale… di indimenticabile rimarrà ben poco.

data: 19/12/2010