dal 1999 testimone di un’evoluzione

“Affascinante sequel di Il cielo sopra Berlino (1987), Così lontano, così vicino allarga lo sguardo da una Germania finalmente riunificata al passato della sua nazione e di quello di tutta l’Europa, dirigendo un film che, sotto le mentite spoglie di un thriller, diventa opera concettuale e filosofica che riflette sull’arte, la vita e la morale. Il muro di Berlino è oramai caduto da qualche anno. L’angelo Cassiel (Otto Sander) decide finalmente di fare il grande salto: si trasforma in un

“Maria ha più di quarant'anni ma non li dimostra, insegna in una scuola serale, è una donna libera, dinamica. Ha l'arroganza di chi ha superato la condizione di partenza con la determinazione, china sui libri che le hanno permesso di stabilire le sue certezze tra un padre rigidamente comunista e una madre cattolica. Quando al sesto mese di gravidanza Maria partorisce una figlia che, come le dice il medico, "potrebbe morire subito, o sopravvivere con gravi handicap, oppure stare bene,

Nuova edizione (dopo la precedente della RHV uscita nel 2004) ma partendo dallo stesso master visto che al momento non è stato ancora restaurato e/o rimasterizzato. I menu sono decisamente minimal e la qualità video e audio è risultata sufficiente dato un quadro un po’ instabile, la definizione non altissima e una resa cromatica a tratti leggermente ballerina. E l’aspect-ratio non è quello cinematografico visto il formato 1.78:1 al posto del corretto 1.66:1. L’unica traccia audio è quella in dual

Il genio finlandese ha colpito ancora, dritto al cuore e all’anima degli spettatori con questo suo ultimo, grande film. Così Emanuela Martini sulle pagine di Cineforum: «fate finta che Douglas Sirk abbia deciso di girare una delle sue strazianti storie d’amore come Breve incontro di David Lean, abbassando perciò radicalmente lo status dei suoi protagonisti e, soprattutto, smorzando i toni lussureggianti ed estremi dei suoi intrecci (ma non i colori). E che poi siano passati da lì, da quella storia

“Per terminare il suo nuovo film, il regista Marc si rifugia con un manipolo di fedelissimi a casa di sua zia, in uno sperduto villaggio nelle Cevennes. Ma qui la sua creatività esplode in mille direzioni diverse, gettando la lavorazione nel caos. Allora Marc inizia a comporre un manuale che raccolga le soluzioni a tutti i problemi del mondo…” Michel Gondry ha regalato al cinema numerose perle grazie al suo stile inconfondibile, grottesco ma malinconico, psicologico e irriverente, opere del calibro di “Se mi

“Sul molo del porto di Patrasso, in Grecia, osserviamo le navi mercantili attraccate nella rada. È la prima tappa della cosiddetta “rotta balcanica”, percorsa ogni anno da migliaia di persone in fuga dai paesi mediorientali per raggiungere il cuore dell’Europa: sono uomini e donne che attraversano a piedi i boschi, le montagne, i fiumi, i campi. Il più delle volte, quando vengono fermati dalla polizia di frontiera, sono rimandati indietro al punto di partenza. È quello che alcuni di essi

“Il secondo film della trilogia bellica del regista, dopo La nave bianca e prima di L'uomo della croce, è forse il migliore, e visto oggi sorprende. Al di là dello sforzo tecnico e della verità delle riprese, le esigenze propagandistiche sono tenute in secondo piano (…) Ma a Rossellini interessano soprattutto le vittime della guerra: il viaggio di Rosati insieme a prigionieri e sfollati (…) e già neorealista, anche nel miscuglio di lingue (…) e il volo aereo finale (…)

“Incombe sempre la minaccia dell’apocalisse sulla Roma di Stefano Sollima. A otto anni da Suburra, lo scenario non è mutato. Il presagio non si è ancora avverato, ma rimane comunque sullo sfondo, come una presenza cupa, pesante. Di un enorme corpo in putrefazione. Un’ombra che si appresta a fagocitare la luce. Come in quei continui blackout che punteggiano il caldo atroce delle notti d’estate. L’inferno si profila all’orizzonte, in bagliori di fuoco. Sono incendi che si propagano alle porte della

“God - Dog. Il mondo capovolto di Doug, bambino maltrattato dalla vita, sta tutto nell’anagramma palindromo di quella parola che improvvisamente - in trasparenza - gli rivela la possibilità di sopravvivere alla violenza cui il mondo lo sottopone. Così Doug riesce ad andare avanti, a liberarsi dalla sua famiglia disfunzionale, dalla gabbia in cui lo ha rinchiuso il padre psicotico, dai soprusi del fratello distortamente infervorato di Dio. Soltanto aggirando la brutalità del reale attraverso le alternative che si costruisce da solo Doug

In Francia si festeggia il numero 50! Sì perché Coup de Chance, interamente girato in Francia e recitato in lingua francese, è il cinquantesimo lungometraggio del grande, immenso, Woody Allen. Speriamo solo che non sia l’ultimo… anche perché guardando questa sua ultima opera ci è sembrato ancora piuttosto “in forma”. La filmografia del maestro americano gira intorno a tre/quattro temi portanti ma è incredibile come ogni volta riesca a riflettere su un particolare differente, forse solo all’apparenza i suoi film